Caro Marziani ti scrivo

“Avere un doppio cognome a volte è peggio che portare gli occhiali…”. Un attacco fulminante, un libro che si fa bruciare, anche perché in parte sei anche tu il protagonista. Tu, cioè io: io che in quegli anni, un poco più giovane, vivevo negli stessi posti: Gozzano, la Bemberg, l’Agogna, il Lago d’Orta, anni delle contestazione, il terrorismo latente… una vita diversa la mia, ma i luoghi e le sensazioni erano le stesse. 

I personaggi del romanzo sono simili alle persone che si frequentavano, simili ai racconti sentiti gli anni dopo, simili a generazioni vissute in altri luoghi d’Italia… Un romanzo di formazione ma anche d’ambiente, dunque. Anche se la vicenda personale è estrapolabile, l’ambiente non è solo sfondo romantico, simbolo dei turbamenti di un’anima: si collega con fili sottili al personaggio… espressione, mutamento, parte di…

Bel libro. Libro che a Gozzano dovrebbero rendere “monumento”, perché un pezzo di storia è lì, un passato che non è più è lì, un po’ di gloria del sentirsi chiamare è lì (e pensare che lì vicino il Barone Lamberto di Rodari ce lo insegna: si esiste finché si parla di noi). Io l’ho letto e lo commento con piacere: per me esiste ed esisterà finché me lo chiedono. 

Bel libro.

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