Chiamare un locale con una sigla neutra, tipo Civico 31 o con il nome e numero della via in cui si apre, è fantasia o pigrizia o cosa? Le risposte possibili sono tre: scarsa fantasia e pigrizia mentale; oppure incapacità di sopportare i giudizi altrui (tipo quelli che si vestono di nero per non sbagliare abbinamenti); snobismo (non ti dico chi sono e cosa faccio ma vieni tu a scoprirlo).
Controindicazioni: se non dici cosa sei, qualcuno non ti troverà; un nome così minimalista rimanda poi a certe case di architetti con grandi pareti monocrome e radi mobili freddi e spigolosi: come sarà la cucina? Mi troverò a mio agio? Saranno minimalisti anche i piatti? Anche in questo caso un pezzo di clienti persi; infine, non definirsi con l’essenza ricorda certi sfortunati a cui il nome di battesimo suona come una condanna: Selvaggia ma sei tranquilla, Immacolata ma sei perfida, Riccardo ma sei pavido… Una condanna a volte più che un destino segnato.
Meglio forse cercare un nome evocativo che rimandi all’essenza del ristorante stesso: Trattoria, Osteria… cercando magari dei rimandi nella storia del locale stesso o del luogo. Il nome è importante, non riducetelo ad una sigla.