Sei in giro in giro al Vinitaly e ti accorgi ad un tratto che sei in Toscana. Non è che hai fatto caso alle mega scritte sui padiglioni. Ci sei entrato a caso, in cerca di nuove degustazioni, visi amici, conoscenti… Sei lì e poi, di colpo, ti rendi conto che sei circondato da cantine toscane. Un po’ le conosci, ma in realtà le senti: hanno dei nomi!
In quale altra parte del mondo, infatti, esistono imprese che hanno nell’apposizione nomi come Poggio, Castel, Badia, Borgo, Campo, Col, Colle, Fattoria, Pieve, Podere, Tenimenti… una ricchezza lessicale, arcaizzante che stupisce. E poi i nomi: Dolfi, Fortediga, Togata, Capezzana, Civettaio, Cerro, Sassodisole, Buonamico, Pietramora, Spadaio, Mercareccia, Palagione… Anche qui ricchezza di termini, sapore antico, tradizione. Quasi a ricordarci che la nostra lingua l’hanno inventata loro e che se vogliamo arricchirla, novelli Manzoni, là dobbiamo andare. A risciacquare i panni.
E il vino? Mah, ho pochi amici in Toscana. Mi ricordo sempre di un bel fine settimana passato a Dievole, coi suoi vini elegante e dalla veste originale; sono ancora dispiaciuto di non essere mai andato al Borro; e vedo sempre con piacere gli amici di Delle Vigne, di Vinci, che con le loro Cantine Leonardo e Cantine di Montalcino collaborano com Sanvino, Andrea e me… Bei vini.
Mah, la Toscana ha una sua decisa originalità. Anche nei padiglioni del Vinitaly… Fateci caso!