L’Irish Coffee ai tempi d’internet

Storiella istruttiva. Mi trovo a Torino nelle retrovie del concorso WorldSkills 2014, selezioni regionali dei mestieri che aprono ai campionati europei e ai mondiali in Brasile nel 2015. Età massima 21 anni il prossimo anno. Dunque, tutti concorrenti giovanissimi. A Torino si sono sfidati grafici, pasticceri, meccanici d’auto, cuochi e -quello che interessa al mio raccontare- camerieri. Giovani camerieri talentuosi, piemontesi.

Belli e cordiali fra loro, nei giorni della competizione si sono spesso confrontati sui vini, sul taglio dell’ananas, del salmone, sul tovagliato, sulla decantazione etc etc… Una sera discutevano sull’Irish Coffee, quella bevanda calda che unisce whisky irlandese e caffè caldi e sopra un velo di panna fredda a coprire. Buona, corroborante e bevanda bella da vedersi.

Io so che la difficoltà è proprio quella del velo di panna fredda sopra. Il buon Moreno, caro amico, usava un cucchiaio da minestra rovesciato su cui faceva lentamente colare la panna fredda che, dopo poco, si adagiava sul mix caldo. Un po’ di pazienza e panna fredda, ecco il trucco.

Ma quella sera uno dei concorrenti ha cominciato a dire che aveva rivisto la ricetta su internet e lì, su internet (e cosa è un famoso barman? Un saggio? Cosa?), lì aveva visto che la panna andava shakerata “energicamente per 8 secondi”, prima di versarla sul cucchiaio. Cribbio, come si faceva una volta per fare il burro… E’ stato inutile dire loro che la ricetta classica prevede solo l’uso del cucchiaio e della panna fredda: internet aveva detto! Ipse dixit! E così, in gara, l’unico concorrente a cui è riuscito l’Irish Coffee è stato quello che non ha creduto ad internet ed ha usato solo il cucchiaio con la panna fredda. Agli altri è venuto solo un mescolone… Magari buono, ma non bello ed elegante come prevede la ricetta classica.

Io non so se lo shakeraggio per otto secondi funzioni o meno. Il separare materia grassa dall’acqua non ho idea che cosa comporti poi nel posizionamento della panna su un liquido caldo. Ma, così a spanne, mi sembra una cosa inutile e dannosa per il buon risultato. I ragazzi hanno dimostrato senza volerlo che i buoni maestri sono quelli che ci mettono la faccia e non i misteriosi estensori di pagine internet (cercate su un motore di ricerca “come si fa un irish coffee?” e leggete la prima pagina che appare). Chissà chi è l’estensore del blog “Ode al Cibo” e chissà chi è Eleonora Costa? E chissà come si fa un buon Irish Coffee?

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