La Parola dell’Anno

La Parola dell’Anno

La parola dell’anno è per me “resilienza”. Si lo so che è nata prima del 2016, ma io l’ho decodificata solo quest’anno. Nei mesi scorsi l’ho sentita più volte usare, legata per lo più all’attività sportiva estrema: la corsa in montagna, le maratone ultra, le nuotate senza fine… ma penso che si possa adattare anche alle molte professioni della modernità: un manager alle prese con la burocrazia e le norme deve essere resiliente per durare; una mamma che lavora deve essere resiliente per gestire lavoro, figli e marito (compagno, convivente etc etc); un politico deve essere resiliente per essere aplomb fra opposti e vaghi desideri, ansie ed invidie; io debbo essere resiliente… Ma più di tutti mi sembra resiliente il mio amico Jacopo. Di mestiere fa il giornalista enogastronomico (più gastro che eno). Lo ammiro molto ed un po’ mi preoccupa.

Mi preoccupa il suo continuo mangiare, tanto e bene, ed essere necessariamente lucido, efficiente, produttivo… Mai si riposa e il suo corpaccione si muove, pensa, scrive, realizza anche con gran parte del suo organismo preso nella digestione di portate e piatti d’ogni tipo: dal rustico al raffinato. E’ resiliente assai e lo sarà a lungo, ma che fatica!

Altro che la maratona, altro che l’Utlo del Lago d’Orta, altro che la traversata in acque libere del Lago d’Orta… qui gli atleti sono sotto sforzo per alcune ore, per alcuni giorni. Lui no, lui è in azione ogni giorno dell’anno. Anche quando si dovrebbe riposare, infatti, si mette a padellare con gli amici. Mai pago. Senza requie. Resiliente!

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