In nomen (non) omen

Cosa vi suggerisce il nome “Vecchio Tram”? O meglio “Ristorante Vecchio Tram”? A me un ristorante di cucina tradizionale, da merende… e forse il Ristorante Vecchio Tram di Vedasco di Stresa, una volta, era così. Lo immagini guardandoti intorno: insegna vecchiotta, piccola ma non per questo elegante o ricercata. Coi neon e plastica; e poi parcheggio sterrato, panorama bellissimo sul Lago Maggiore, alberi, prato, panchine e due campi da bocce ormai in disuso. Una volta, forse, era così. Ed oggi? Oggi è un ristorante gourmet dove ho assaggiato e bevuto ancor meglio. Una serata da ricordare in cui sorridevo fra me e me sulla curiosa contraddizione fra titolo (del ristorante) e testo (la proposta enogastronomica). Ci sono capitato per caso, come giudice della Rassegna gastronomica Fior di Gusto: dodici menù a tema floreale. La signora in sala (la moglie) ci ha subito accolto, facendoci sedere nel dehors: un prosecco Val d'Oca (semplice e quasi neutro) per cominciare ci ha sviato. Una serata gastronomica come tante, pensavo. Invece, poi, sono cominciati i fuochi d'artificio. Il marito (in cucina) ci ha proposto un Carpaccio di salmerino al bergamotto con fiori di acacia, delicato, buono; a cui dava estro una grattata di pepe aromatici ed olio evo. In abbinamento un gavi Rovereto Vigne Vecchie di Castellari Bergaglio del 2008. Un vino dalle spiccate note minerali, poi un po' di sentori verdi, poi di fiori e, forse, piccoli frutti bianchi (uva spina, immagino). In bocca subito abboccato, poi fresco. Buono più. 13°. Primi scoppi, primi fuochi. Il marito ci ha poi servito un Risotto (croccante, dico io, che lo avrei preferito più cotto) al sentore di sambuco: buono, ottima interpretazione dei fiori. Petali gialli di tarassaco a colorare. Vino in abbinamento? Ascoltate: uno chardonnay riserva di Simcic del 2007, dodici mesi in botte grande e dodici in barrique, niente filtrazioni né chiarificazioni. 13 °. Ai confini del vino radicale, naturale, estremo… e un po' estremo lo era veramente: colore ambrato; profumi di sidro, di ossidazione, di ruggine, di minerale; in bocca è subito fresco, lungo, saporito, sapido… strano. Buono più. Bel botto! Il marito alza il tiro e ci propone un Filetto di fassona in salsa di ciliegie (i frutti una volta erano fiori o no!?) con gelsomino in fiore. Ottimo piatto. Buono. Lei schiaccia con un Cru di Merlot Bressan del 2006, 13,5°. Vino sorprendente dal chiaro profumo di polvere di pepe (bianco o verde non saprei, ma pepe pieno questo sì), erbaceo, un po' di frutta sotto… Da far roteare a lungo. In bocca il frutto viene fuori, poi il pepe, sensazioni gustative ricche e lunghe. Buono più più più. Altro bel fuoco d'artificio. Si chiude, quasi a volersi congedare, con un delicato Semifreddo alla lavanda accompagnato da un passito di soave Della Rocca 2001 di Pieropan, 13°. Un vino dal profumo di albicocca secca, di frutti, di caldo… in bocca dolce ma ben sostenuto da freschezza. Buono più. Adatto al dolce, cremoso e delicato nel contempo.
Siamo sfiniti ed estasiati…complimenti ai coniugi e a quelli che non si fanno ingannare dal nome e dall'insegna piccola e vecchia che fa un po' “modernariato”. Un ristorante e vini da segnalare. Prezzo? Il menù era venduto a 35 euro. I vini non so, ma credo che si debbano mettere lì altrettanti euro per commensale. Tanto? Poco? Io direi poco per pagare passione e talento. Però si può fare con un vino per volta… Prosit dalla collina di Stresa…

Visite: 1742

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *