Il vino che non c’è

Parlavo con un sommelier ais, domenica scorsa. Parlavo delle difficoltà che ha oggi il vino di qualità: se ne beve meno e nei bar – ristoranti è negletto, sostituito da vinacci che entrano di frodo nelle bottiglie altrui; bottiglie aperte rabboccate; bottiglie da far vedere e bottiglie da usare per lo spritz… “Pensa -disse- che nel novarese hanno fatto una rassegna gastronomica in cui non si parla di vini delle Colline Novaresi”. In cui il vino è estraneo. Era di fretta e non si spiegò bene, ma la sera stessa trovai il libretto della Rassegna in questione. Era fra le mie cose da leggere. Si tratta di Profumi e Sapori d'Autunno 2011, rassegna organizzata dall'ASCOM Novara.

Trentaquattro i ristoranti novaresi coinvolti e partecipanti su un tema che -almeno dal titolo- dovrebbe essere quello della cucina autunnale. Ma non è così, però. Ma prima parliamo del vino.

Nel libretto non c'è traccia di linee guida: né per il cibo né per il vino né per i prezzi. E dopo una attenta lettura appare per quello che è: un semplice contenitore, uno zibaldone di idee, menù, tradizioni diverse. Per una mente curiosa, piacevole. Per un cliente pigro, fuorviante.

Il vino non è protagonista, tantomeno il vino locale. In alcuni locali, come per esempio nella trattoria Tiro a Segno di Borgomanero, è ben specificato: “calice di vino erbaluce doc Francesco Brigatti, calice di vino ghemme docg Tiziano Mazzoni, calice di erbaluce passito delle colline novaresi” (Rovellotti?). In altri è solo genericamente indicato: “vini delle colline novaresi”, come all'Osteria della Corte di Borgomanero. O in maniera ancora più vaga: “acqua e vini delle nostre colline” dell'Osteria Elena di Mezzomerico (anche l'acqua è delle colline o si tratta di un refuso?). Alcuni ristoranti, però, rinunciano senza pensarci troppo ai vini locali, proponendo “acqua Bognanco e vini piemontesi”. Come fa il Ristorante Hotel Cortese di Armeno, preciso nell'acqua e vago nei vini, comunque non novaresi. Il ristorante Kabiria di Borgomanero, dettaglia: “vino bianco cortese Vinchio Vaglio, vino rosso barbera d'asti Vinchi Vaglio”. Siamo in Piemonte, ma c'è precisione. Oltre a questa soglia c'è il vago, il vaghissimo. Offensivo anche per chi non si adombra per la sorte dei vini novaresi, ma per il modo (ma perché non scrivo sui menù frasi vaghe come: “pasta al sugo”, “riso mantecato”, “carne di suino”… perché? Perché è una truffa. Ma ciò non sembra valere peril vino). Non è infatti bello leggere frasi come: “due calici di vino” al Ristorante La Famiglia di Novara. Ma che vino? Calici piccoli o grandi? Boh!? E ancora: “acqua e vino selezionati dalla nostra cantina” del Ristorante Macallé di Momo. Selezionati da chi? Con che criterio? Il New Dinamo di Oleggio -e non solo lui- propone “vino della casa”. Oddio, e che vino è? Andranno alll'hard discount il giorno prima a comprarlo? Rabboccheranno i vini avanzati? Troppo dite? Mah, il dubbio viene leggendo che il ristorante Sushi Bar Long Jin di Novara propone un quarto di “vino sfuso” su un menù che sa, forse, di autunni lontanti con la Pentola Mongola (Huo Kwo). La Locanda la Torraccia di Romentino è certo l'emblema del disinteresse che questa Rassegna mostra per il vino: propone infatti un “calice di bordeaux”. Non un vino locale, dunque, neppure piemontese né italiano. Francese. Sì, ma di chi? Vago… di bordeuax ce ne sono tanti e di assai diversi prezzi e qualità. Si fa vino rosso con taglio bordolese (cabernet sauvignon e merlot), si fa con solo merlot, si fanno vini passiti. Cosa? Vago e superficiale. Sarebbe come dire “vino del monferrato”. Cosa significa? Nulla… Eppure il menù proposto è assai dettagliato: “Battuto al coltello di fassone piemontese con funghi porcini freschi, Ravioli di zucca e patate con fonduta di taleggio, Filetto di cinta senese… etc etc”. Il vino non sembra contare. E forse è diventato un problema per la ristorazione. Non più un pregio.

Forse è una lettura sbagliata, in questo caso. La Rassegna, anche se le leggi attraverso i menù, appare infatti confusa e senza linee guida. Il vino, però, è stato alquanto, troppo negletto e maltrattato.

Bah!? Cosa dire? Forse che gli appassionati del vino non frequenteranno i ristoranti che lo hanno trattato così male.  

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