Il Nero calabrese
Un po’ per continuare il discorso sui maiali (del formaggio terremotati poi vi diro!) recupero un depliant preso al Vinitaly quest’anno: “Nero di Calabria. Diffusione e valorizzazione del suino nero di Calabria”. Era uno stand al padiglione SOL che vendeva, faceva assaggiare tutta una serie di prodotti calabresi, fra cui insaccati di questo “Nero”. Leggo oggi, a distanza di mesi, che “il suo pascolare brado contribuisce alla conservazione di un ecosistema, e soprattutto è esempio europeo di conservazione della biodiversità”. Sui siti specializzati, si trovano poi ulteriori descrizioni. Tipo questa: “Il Suino Nero di Calabria è una pregiata razza autoctona che ben si adatta ad ambienti aspri e poveri, quali appunto quelli calabresi. Il suino che ha rischiato l’estinzione, è stato riscoperto… negli anni ’90… il Suino Nero di Calaria può essere allevato allo stato brado e semibrado. Ha infatti bisogno di ampi spazi dove grufolare liberamente, alla ricerca di ghiande, erbe e radici, che costituiscono la sua principale fonte di alimentazione, incrementata dall’aggiunta di mais, orzo e favino macinati e fioccati. Tra l’altro il Suino Nero ha una morfologia particolarmente adatta all’ambiente di montagna e sotto il profilo sanitario è particolarmente resistente anche a temperature rigide che gli consentono di vivere all’aperto senza alcun problema alle vie respiratorie… Elemento distintivo del Suino Nero è il mantello nero dal pelo ispido e corto, con dimensioni e peso medio di circa kg 200 per il maschio e di circa kg 160 per la femmina”. Cavoli! Hanno l’aria di vivere una vita ben più sana e naturale, rispetto ai loro omologhi da allevamento industriale. Ma quanto saranno più buon e quanto costeranno le sue braciole? Immagino ben più di quattro euro al chilo… in rete, per ora, non ho trovato risposte e -per quel che può valere- ho scoperto che il salame costa sui 25 euro al chilo e il guanciale circa 18… Chiederò lumi agli amici calabresi…