Il Lago Maggiore avra’ la sua birra…

In attesa che nasca qui vicino un “garagista” del vino: uno che compri, scelga e realizzi un vino originale, importante e ricco di suggestioni diverse da quelle del terroir; ecco, in attesa che ciò avvenga avviene il contrario: una birra che cerca una radicamento con il territorio, utilizzando le poche flessibilità del suo disciplinare di produzione. La birra, infatti, può essere fatta ovunque. Non ha terroir e, semmai, la creatività si concentra sulla produzione. Voi sapete che oltre ad acqua e luppolo, il malto deve essere presente almeno al 60% (estratto secco). In quel 40% si concentra un po’ tutto: grano, kamut, castagne, fantasia, ricerca, riso, frutta… e scorze di arancia.

Magari scorze di arance cresciute a Cannero, sul Lago Maggiore, e portate a Torino. Città dove l’omonimo Birrificio realizza una birra che evoca il Lago: La Maggiore, infatti, si chiama. Io non l’ho ancora assaggiata, ma già mi piace. Una promozione, un marketing territoriale, una bella spuma fresca.

Una bella birra con una bella idea dentro.

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