Ho Sognato lo Sciacchetrà

Anni dopo l’ho raccontato. Ero a passeggio sulla via dell’Amore con una signora (o signorina? non ricordo…) e le ho detto, per fare colpo penso ora: “qui mi hanno arrestato!”. Credo mi abbia sorriso. Già mi conosceva per essere un po’ sopra le righe, come si dice. Eppure era vero, almeno in parte. Mi capitava spesso, anni anni prima, di andare in autostop o in treno nelle Cinque Terre. Si dormiva qua e là in sacco a pelo, si passava il tempo fumando e bevendo e cantando… tempi leggeri! Una mattina ci convocarono in caserma e ci dettero un foglio di via. Non ci arrestarono, ma ci cacciarono. Ed io che, sotto sotto, ero ligio alle leggi, me ne andai e non tornai più a Monterosso, alle Cinque Terre. 

O meglio: ci tornai anni dopo in abiti diversi: uomo sposato, trekker, innamorato… ed ogni volta cercavo i luoghi della mia confusa giovinezza. 

Anche quella volta li cercai, con lei. La piazzetta, la chiesa, lo scoglio con il gigante, i ricoveri delle barche, la piccola stazione… tutto era rimasto al suo posto. Tutto o quasi. L’osteria dietro la chiesa non l’ho più trovata. Là mangiavamo acciughe (furono delle ragazze a distoglierci dalle birrette dei bar sulla spiaggia: ah le ragazze, sempre più sveglie!) , accompagnandole (ah ahha che abbinamento!) con un rosso corposo e scuro che la signora diceva essere “sciacchetrà”. Un vino il cui nome, ci diceva, deriva dalla onomatopea dei piedi che pestano forte l’uva. Ci piaceva assai. 

Avrei voluto riassaggiarlo, ma dopo il mio “arresto” sono passati anni prima di tornare. E a Monterosso intanto l’osteria è sparita e se ne è anche persa traccia e lo Sciacchetrà poi è diventato (o lo è sempre stato?) un vino passito. Buono ma meno buono del rosso corposo della mia fumosa giovinezza. Forse l’ho sognato ed il sogno è poi diventato parte di me, dei miei ricordi. O forse no.

Avrei voluto riassaggiarlo, ma dopo il mio “arresto” sono passati anni prima di tornare. E a Monterosso intanto l’osteria è sparita e se ne è anche persa traccia e lo Sciacchetrà poi è diventato (o lo è sempre stato?) un vino passito. Buono ma meno buono del rosso corposo della mia fumosa giovinezza. Forse l’ho sognato ed il sogno è poi diventato parte di me, dei miei ricordi. O forse no.

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