Cronache da un Paese “in Crisi”

Sarà che vivo in una zona ricca, ma le auto intorno a me sono quasi tutte belle auto. Sarà che vivo in una zona ricca, ma i ristoranti nei fine settimana sono sempre pieni. Sarà che vivo in una zona ricca, ma le località turistiche intorno a me (Orta San Giulio, Stresa, l’Ossola) sono sempre piene. Sarà… sarà. Intanto mi consolo con i dati diffusi sul consumo di champagne in Italia. Ok ok, lo so: mezzo pollo a testa non vuol dire mezzo pollo. Magari uno intero ad uno e niente all’altro.Ok ok, ma qui di polli ce ne sono davvero tanti!

Leggiamo insieme: “Esperto, curioso e orientato alle cuvée di alta gamma. È il profilo del
consumatore italiano di Champagne che emerge dai dati sulle spedizioni del 2022. Un anno che
per l’Italia ha fatto registrare un doppio record storico sia a volume che a valore, raggiungendo i
10,6 milioni di bottiglie (+11,5%) e un giro d’affari di 247,9 milioni di euro (valore franco cantina
e tasse escluse) in crescita del 19,1%.”.

Capito? Eppure è un Paese in crisi… Continuiamo a leggere: “L’Italia rappresenta oggi il quarto mercato all’export per lo Champagne nella classifica mondiale a valore, davanti a Germania e Australia.
I numeri del 2022 sono stati analizzati… dai vertici del Comité Champagne, l’ente che rappresenta tutte le Maison e tutti i Vigneron della regione… I consumatori italiani si confermano grandi conoscitori di Champagne, amano scegliere e sanno muoversi all’interno della profondità di gamma offerta dai marchi. I millesimati, le cuvée speciali e i rosé nel 2022 hanno rappresentato quasi un terzo delle bottiglie di Champagne giunte in Italia, raggiungendo complessivamente il 31% delle importazioni a valore, con performance per queste categorie superiori a quelle di mercati quali il Regno Unito e la Germania”
.

Visto? Meglio del Regno Unito e della Germania. E ancora: “Da segnalare per l’Italia la crescita degli Champagne a basso dosaggio, che costituiscono oggi il 5,1% a valore delle importazioni e confermano l’evoluzione dei gusti degli italiani. I dosaggi inferiori al brut, infatti, rappresentavano 15 anni fa lo 0,1% del totale delle spedizioni“.

Dunque ricchi ma anche appassionati: “I gusti degli italiani si distinguono da sempre nel panorama mondiale del consumo di Champagne per la particolare domanda di bottiglie di pregio. In questo scenario il settore Horeca ci appare particolarmente dinamico. Dopo la crisi sanitaria, nel 2022, i consumi in bar, hotel e ristoranti fanno presumere una netta ripresa, confermando che il fuori casa rappresenta ormai un’abitudine consolidata per i consumatori italiani di Champagne. I positivi dati delle spedizioni
confermano inoltre che l’offerta è riuscita a soddisfare la domanda”
ha dichiarato Charles Goemaere, direttore generale del Comité Champagne..

La classifica a valore dei principali mercati all’export per lo Champagne, vede al primo posto gli
Stati Uniti con 946,9 milioni di euro e 33,7 milioni di bottiglie. Seguono il Regno Unito (548,9
milioni di euro e 28 milioni di bottiglie) e il Giappone (432,1 milioni di euro e 16,5 milioni di
bottiglie). L’Italia, al quarto posto, precede la Germania (245,1 milioni di euro e 12,2 milioni di
bottiglie), Australia (188,3 milioni di euro e 10,5 milioni di bottiglie), Belgio (179,7 milioni di euro
e 10,2 milioni di bottiglie), Svizzera (145,3 milioni di euro e 6,3 milioni di bottiglie) e Spagna
(115,4 milioni di euro e 4,9 milioni di bottiglie). Chiude la classifica dei primi 10 mercati a valore
il Canada, con un giro d’affari di 97,6 milioni e 3,5 milioni di bottiglie.

Non male per un Paese “in crisi”!

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