Gianni, il Modernista

Si chiamava Gianni, Gianni Fovana. Ed è stato mio suocero per alcuni anni. Persona singolare nello stile di vita e di pensiero, lo ricordo con un po’ di rammarico. E’ morto anni fa e mi è tornato in mente anche ora, perché hanno abbattuto parte dell’area di sosta Pavesi all’ingresso di Milano. Quella che sembra un’astronave, futuristica. Questa qui sotto…

E’ lui…

Mi è tornato in mente perché lui amava la modernità, destestava le case vecchie, le vecchie costruzioni. Per lui erano muffa, freddo, povertà, bagni sul balcone… Amava i piloni arditi delle autostrade, amava i palazzi, le città. Amava Milano.

Ci andava spesso per lavoro e anche se non ne avesse avuto occasione, credo, ci sarebbe andato comunque. Spesso si fermava a “mangiare” proprio lì, in quel modernissimo grill, che anni prima era stato un quasi raffinato ristorante. Mangiava poco, fumava molto, amava il vino bianco a temperatura ambiente. Però se poteva si fermava, ci offriva da mangiare.

Quando ci son passato io con lui, l’autogrill aveva perso molto della sua grandeur modernista, che pure si avvertiva ancora negli arredi e negli spazi. Il gestore lo aveva trasformato infatti in una modesta tavola calda, in un bazaar di chincaglierie.

Però Gianni vi respirava ancora il profumo della modernità, di quel pieno e corposo futuro creato da una generazione uscita dalla Guerra. La sua.

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