Fragile fra doveri

E' iniziata la scuola. E poi sto scrivendo un libro, per turisti, sulla mia città: Omegna. E poi sto realizzando un ricettario con breve spiegazione introduttiva (tipo un  prosimetro di matrice dantesca: la la poesia qua la ricetta) sui frutti e i vegetali rari della mia zona… una massa di scritti e scritture che toglie tempo alla mia aiuola vinosa, al mio blog. Di vini ne assaggio sempre tanti e qualcosa avrei da dire, ma non trovo il tempo di scrivere. Per cui, regalo ai miei lettori un saggio del ricettario. Buona lettura e a presto… Prosit!
 
Le rape di San Giulio
Una maledizione dimenticata
Una leggenda del Lago d'Orta parla di rape. Si, proprio di rape che secondo una versione sarebbero state tirate dai “paganeggianti” abitanti di Omegna su San Giulio, reo di volerli convertire al cristianesimo e di volere il loro aiuto per arrivare all'Isola. San Giulio li “maledisse” e per punizione le rape non sarebbero cresciute più. Un'altra versione, invece, vede gli omegnesi accogliere il Santo a sassate ed essere poi puniti con una terra che avrebbe dato “solo” rape. Questa versione, sia pure fantasiosa, coincide con le testimonianze storiche che riportano come la povera cucina di Omegna usasse molto le rape, fresche o secche, per cucinare soprattutto minestre o zuppe a base di pane, patate e rape. Per conservarle, le rape, tagliate e a fette sottili, venivano infilate ad una corda a mo' di collana e poi fatte seccare. Duravano tutto l'inverno. Oggi sono usate poco, sia fresche sia secche, ma nuove varietà possono rinnovare il gusto e la bellezza dei piatti.
Zuppa di rape
Ma ecco una ricetta classica, con qualche specifica nostra, che si trova su un ricettario di Giovanni Vialardi del 1854. Zuppa di pane con rape. “Tagliate a fette sottili un pane chiffero o francese (tipo baguette, per capirci ndr) da cui avrete ben raschiata la crosta, o levandola affatto. Fatele seccare al forno di color dorato. Fate a collonnette grosse un pollice delle rape pelate, tagliatele a forma di soldi, lessatele con acquia e sale, indi sgocciolate via l'acqua e ponetele in una casseruola con 60 grammi di butirro, fatele cuocere adagio di colore biondo, mettendo di tanto in tanto del sugo (brodo o fondo bruno ndr), finché siano cotte. Aggiungete il brodo necessario, buono e fatto di recente; digrassatelo e versatelo nella zuppiera con il pane preparato, spolverizzato di formaggio, mettete di buon garbo le rape sopra e fate mitonner (cuocere a fuoco lento ndr) al forno; spolverizzate di nuovo di formaggio, con un cucchiaio di qualche (?) buona sostanza, riducendola al gratin sopra di bel colore. Ottima zuppa e sanissima”. Sanissima certo ma già ricca. Più probabile e quotidiana la proposta semplice di pelare le rape e di bollirle in acqua salata, poi taglirle a fette e disporle in una teglia. Da lì le varianti sono molte…

 

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