Forse…

Forse cominciano a fare sul serio in Ossola: dopo decenni di vini in prova ed di formaggi più raccontati che fatti, ecco che negli ultimi anni qualcosa si muove, con serietà. Complice forse la crisi economica che sta rendendo plausibile un ritorno alla campagna? Forse, ma le cose stanno davvero cambiando…
Sabato scorso sono, infatti, sono andato a vedere l'inaugurazione della rinnovata latteria turnaria di Oira di Crevoladossola e la contemporanea presentazione dell'annata 2007 del prunent, il vino ossolano ricavato da uve nebbiolo in purezza (il clone locale si chiama, appunto, prunent). La latteria turnaria è stata rinnovata grazie a fondi interreg e della Provincia: è una latteria con cantina di stagionatura assai bella e scenografica: legno, pietra a vista, acqua che scorre in un rivolo sul pavimento… con capacità di circa 300 forme di formaggio sia caprino sia vaccino. Utilizzata sì per l'affinamento, ma soprattutto per la promozione (gruppi, scolaresche, turisti…), in partnership, dalla Latteria Sociale Antigoriana (che ha la sua produzione poco sotto, in struttura più grande e moderna) e da Guffanti, notissimo stagionatore di formaggi aronese. Entrambi, poi, sono distribuiti in zona anche dalla Global di Gravellona Toce, catering alimentare. Ecco, il cerchio si chiude: la latteria turnaria è diventata lo show room della produzione casearia della Formazza Antigorio (che con soldi Interreg sta attivandosi anche per la filiera di produzione caprina), produzione che viene portata avanti dalla Latteria e valorizzata da Guffanti e distribuita capillarmente nella ristorazione da Global. Non male, direi: c'è metodo. Chiacchierando con i protagonisti, non hanno però nascosto le difficoltà: basso prezzo del latte, concorrenza internazionale, grande distribuzione con cui fare i conti… Però ci si muove e questo non è male.
Il prunent (che da poco è doc con la dicitura Valli Ossolane), annata 2007 a 13,5°, ci è piaciuto: aveva un bel profumo, intenso, di ciliegie-amarene in alcol, non macerate. L'alcol appariva evidente (ma faceva anche caldo, sabato) e un po' aggrediva. In bocca il vino era subito fresco, magro, dal sapore abbastanza persistente, bruciante. Mi ha ricordato certi rossi austriaci, dal bel bouquet e dall'irruente freschezza. Qui il bouquet era più semplice, ma ben presente e la freschezza in evidenza, ma non troppo. Un buon vino, direi proprio. Che è uscito dalla fase sperimentale durata anni per entrare in piena legittimità nel mercato. Un mercato che non dovrebbe faticare a consumare le circa 3mila bottiglie prodotte da uve provenienti da un po' ovunque nell'Ossola e lavorate a Bisate di Crevoladossola. Un vino che, anche senza andare a Milano, a Verona o in Germania a propagandarlo (e se lo volesse un importatore tedesco, ce ne sarebbe da vendere?), è più un prodotto turistico che un prodotto da esportazione. Dato cento il numero dei ristoranti dell'Ossola e del Vco, si ha trenta bottiglie a testa. Se ci aggiungiamo poi un manipolo di estimatori, il numero scende ancora. Si può fare. Decisamente…

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