Sarà retrò, ma se devi combattere qualcuno o qualcosa è meglio che tu lo faccia per ideologia e non per faziosità, tipo calcio per intenderci. Ottieni un facile, effimero successo ma poi… poi vieni ripagato con la stessa moneta, magari con qualche idea in più. Metti il caso della carne coltivata: nemico numero uno della Coldiretti e del Ministro ad essa collegato. Un’azione priva di motivazioni reali, solo di paure (stile vaccino, per intenderci) e dall’altra, come reazione, un campo più vasto, composito ed ampio che comincia a dire la sua. E a pagare il prezzo saranno gli allevatori, gli stessi che la Coldiretti dice di difendere (e forse lo fa davvero). Aumenta nel mio piccolo giro di conoscenze: amici, colleghi, studenti… il numero di vegetariani ed aumenta il numero di chi si sente coinvolto nell’allevamento intensivo di maiali, bovini e (ma meno) di polli. Ed ora anche il successo di un film devastante come “Food for Profit”… il rigagnolo sta diventando ruscello. Diventerà un fiume? Per cui, invece di inventare nemici, perché non ripensare a tutta la filiera di produzione della carne? Produrre meglio, con più umanità; consumare meno e consumare tutto; abbattere il modello alimentare “made in USA”, fatto di consumo carneo giornaliero.
Forse, prima di inventare nemici che non ci sono, sarebbe meglio dare risposte su quello che c’è. Per non essere superati, rimanere indietro, fare la figura “del salame”.