Etichettare l’arte e collezionare il vino

Il rapporto fra arte e vino è di lunga data. I lirici greci ne cantavano gli effetti “per dimenticare acheronte”, i pittori ne celebravano dei e semidei, l’arte sacra lo rivestiva di simboli ed ori… Ed oggi si continua. Donando al vino, per sua natura effimero, bevibile, l’eternità dell’arte. Aggiungendo fascino ad un prodotto che ne ha già tanto.
Il vino è infatti uno dei pochi prodotti alimentari che somma in sé il piacere della durata, del tempo, del ricordo… È frutto dell’azione congiunta di sole, terra, uomo… tutti fattori che possono cambiare di anno in anno. Oggi, per capirci, puoi aprire una bottiglia di due estati fa. Ti restituirà le sensazioni di quella estate. Non ci credete? Provate a bere un vino del 2003. Sceglietelo voi. Assaggiatelo e, dopo, provate lo stesso vino dello stesso produttore. Ma di annata diversa, un 2004, per esempio. Si tratta di due vini simili ma non identici. Incredibile!
Lo sanno bene gli appassionati che frequentano degustazioni verticali (stesso vino di annate diverse) od orizzontali (stessa annata, stesso vino ma di produttori differenti), che parlano di “terroir”, di terreni, di diversità fra collina e collina, che discettano di terreni, argille, marne, piogge, sole e quant’altro.
Il vino, poi, si conserva. Anni. C’è chi compra vini da aprirsi alla maggiore età dei figli, per il loro matrimonio, per una ricorrenza. È il potere dell’alcool che permette di “riassaggiare” estati lontane. Quale altro prodotto alimentare lo sa fare? Pochi, pochissimi.
Se leghiamo, dunque, il fascino particolare del vino all’arte, uniamo due universi di creatività, di passione, di materia plasmata. Ce ne è per tutti i gusti. Vini con etichette riproducenti quadri famosi, aziende vitivinicole che sponsorizzano musei come La Vis con il Mart di Rovereto, vini con etichette disegnate apposta da artisti più o meno famosi, bottiglie pezzo unico realizzate per mostre od altre occasioni: Sorsi di Pace, per esempio, batte all’asta bottiglie realizzate da artisti. Pezzi unici, etichette disegnate da poeti, fumettari, artisti nel senso più ampio… Il Principe Carlo, dopo nomi importanti dell’arte come Francis Bacon, Balthus (etichetta censurata in Usa) Picasso, Warhol ed altri, ha firmato un’etichetta del famoso vino Mouton-Rothschild Vintage, sempre caratterizzato da etichette artistiche ed oggetto da costosa collezione.

A volte le etichette sono così belle che diventano esse stesse oggetto da collezione. In tutto il mondo. Con appuntamenti, mercatini, fiere e contatti fra collezionisti e cantine… In Italia esiste un’ associazione molto nota, la Aicev (l’associazione italiana collezionisti etichette vino) che dal 1990 accoglie tanti appassionati, promuovendo convegni ed incontri e tenendo sempre aggiornati i soci sulle più importanti manifestazioni vitivinicole, tra le quali spiccano il Vinitaly di Verona e il Salone del gusto di Torino: occasioni di scambio e confronto con gli altri collezionisti.
E non è un collezionismo facile, perché le etichette hanno un passato lunghissimo. Già Greci e Romani usavano “etichettare” il contenuto delle anfore, in cui si conservava il vino, con un sigillo. Nel Medioevo, invece, alle caraffe di terracotta, in cui era spesso contenuto, venivano appese placche di madreperla, osso, avorio, porcellana o anche di semplice metallo su cui era inciso il tipo di vino contenuto. Una ricchezza di materiali che curiosamente ricorda l’attualità: ancora oggi, infatti, alcuni produttori scelgono di utilizzare per le loro etichette la seta, il sughero, il rame, i brillanti, l’argento… e financo l’oro.
La prime bottiglie, compaiono solo nel 1600. All’inizio, si usavano ancora le placchette. L’introduzione delle etichette di carta, invece, avviene in Francia, per lo Champagne, intorno al 1741, per poi diffondersi nel resto d’Europa soprattutto tra i produttori di Porto. 
Dal 1798, con l’invenzione della macchina litografica, una nuova etichettatura prende definitivamente il sopravvento. Da allora comincia la vera storia dell’etichetta moderna. Si va da quelle in cui è riportata la semplice denominazione del vino, più raramente l’annata, a quelle in cui compaiono un bordino colorato, oppure quelle di un solo colore. Solo successivamente vengono aggiunti motivi grafici, stemmi, fregi, corone, ritratti…
Poi, nel 1836 i primi esemplari a colori ne rivoluzionano completamente la grafica. La ricerca stilistica si fa più sofisticata. Le etichette s’impreziosiscono di scritte dorate, argentate, di motivi pittorici, cominciando ad acquistare la dignità di vere e proprie piccole opere d’arte.

Diventano mezzi pubblicitari, inseguono le mode, raccontano eventi storici. I produttori iniziano a commissionarle a studi grafici di successo, a cartellonisti di fama e a pittori. Nascono così le serie più preziose firmate da Picasso, Matisse, Chagall e Mirò, solo per fare alcuni nomi. Ed è proprio il tema dell’arte quello tra i più amati dai collezionisti. Ma tanti e fra i più vari possono diventare i soggetti delle loro collezioni, ad esempio le etichette che testimoniano eventi storici, politici; che rappresentano fiori, città, panorami, automobili, animali, personaggi famosi. C’è poi chi decide di collezionare solo quelle dei vini bevuti, rinunciando di farne direttamente richiesta ai produttori, o di bussare alle porte dei ristoranti per ottenere i vuoti delle bottiglie. Ma non è mai una questione di numeri: il collezionare spinge a documentarsi, a studiare, arrivando così a leggerne le storie di cui sono portatrici le etichette. 


Storie come quella delle ricercatissime “Etichette della Pace” che ogni anno La Cantina dei Produttori di Cormons, in Friuli, realizza. La Cantina chiede a tre artisti contemporanei un bozzetto per la creazione di tre etichette, da apporre su una serie di altrettante bottiglie di vino. Quest’ultimo è ottenuto dalla vendemmia dell’uva raccolta dai vitigni, provenienti da tutto il mondo, che questi produttori hanno impiantato sulle loro terre. La vendemmia è fatta in un solo giorno, impiegando persone di varia nazionalità. Le tre bottiglie vengono poi donate a ogni capo di stato in segno di pace e mai come oggi quel discreto messaggio chiede di essere accolto. E ovvio che nessuno le beve, ma tutti le collezionano. Oppure come quella di “Sorsi di Pace”, dove bottiglie-etichette-opere d’arte uniche vengono battute per beneficenza. Tante storie, tante bottiglie, tante etichette…

Le etichette del vino hanno anche un museo, a Cupramontana, nelle Marche, fondato nel 1987: il Museo internazionale dell’etichetta del vino che ha sede nel centrale Palazzo Leoni, di proprietà dell’amministrazione comunale. Il Museo è articolato in tre sezioni:
- storica, con etichette che risalgono ai primi anni del XIX secolo; 
- artistica, che raccoglie circa trecento bozzetti di artisti famosi; 
- contemporanea, che ospita circa quattromila esemplari provenienti da ogni parte del globo in rappresentanza di trenta nazioni e di cinque continenti.

Ha una superficie espositiva di 160 metri quadrati, superficie in cui si realizzano periodicamente anche mostre a scopi didattici. Sono state dedicate rassegne alle etichette della Francia, dell’Argentina, della Spagna e della vicina Repubblica di San Marino. Mostre di natura ragionale sono state invece dedicate alle Marche, al Piemonte, alla Valle d’Aosta e al Trentino Alto-Adige. Sono state organizzate mostre tematiche sulla natura, sul lavoro, sui personaggi storici, sui castelli, sulle ville e fattorie, sul verdicchio… Il Museo è membro di diritto della “Federation Internationale de l’etiquette” ed è sede –guarda caso- dell’Associazione italiana dei collezionisti di etichette del vino di cui si è già detto.

Ottima sede, ottimi vini. Belle etichette da collezionare. L’arte che si sposa con il vino. Una bella storia.

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