Donato alla Georgia

Passo per i corridoi del Vinitaly ed incontro Badagoni. Casa vitivinicola della Georgia europea. Uomini slavi ed hostess, slave pure loro, che non parlano o parlano male, sia l’italiano sia l’inglese. Le ragazze, soprattutto, si limitano a versare i vini in degustazione. Sorridono sempre, ma con aria attonita. Come pesci in un vaso. E ai vasi di terracotta che dal Caucaso sono portati in Italia per vinificazioni archeologiche corre il pensier nostro.

Due vini, base, su un catalogo di circa una decina di tipologie. Oltre un milione le bottiglie prodotte all’anno. Si tratta –leggiamo sulla brochure aziendale- della “largest and most respected company not only in Georgia, but also in the whole Caucasus region”. Sfogliando la presentazione cartacea, mentre assaggio pezzettini di formaggio affumicato (pecora? vacca? chissà?), scopro alcune cosucce. In primo luogo che il loro consulente tecnico, l’enologo, è il celeberrimo Donato Lanati. Ecco chi era il signore cicciotello che nel video su schermo piatto roteava il vino nell’inconsueto bicchierone?! È lui, l’enologo piemontese; con il calice Meraviglia che credevamo scomparso con l’Enoteca del Piemonte! È lui, in belle ville, su poltrone design, fra segaligne donne della “high society” georgiana (pensiamo, almeno crediamo); è lui che fa rotare il vino, lo guarda, lo annusa, lo assaggia…

E il vino come è? Li abbiamo assaggiati un po’ pressati da altri visitatori. Il bianco, 13°, ha profumi speziati, leggeri, vegetali, maggiori. Poco profumato nel complesso, ma con bouquet interessante. In bocca è magro, sapido e fresco. Discreto. Ma cosa era? Era un Manavi prodotto “from 100% Msvane grape grown on the Gombori slopes of the Manavi micro zone”. Il vino rosso, 13°, era il “Akhasheni red, naturally semi-sweeet wine is made from the Saperavi grape variety grown in Akhasheni”. Un frutto rosso, piacevole, al naso; spezie. Né giovane né maturo. In bocca è asciutto, quasi abboccato, con una tannicità che stona. Delude rispetto al profumo. Sufficiente. Per ora, dunque, solo promesse e non realtà. A revoir Badagoni!

Visite: 1860

2 thoughts on “Donato alla Georgia

  1. Gentile Riccardo ,

    apprezzo sempre le persone che si interessano di vino e che hanno tale curiosità da affrontare anche un mondo inusuale come quello georgiano .
    Mi consenta però alcune considerazioni :
    – le standiste di Badagoni , non sono 'slave', ma  georgiane . La differenza c'è ….
    – una di loro insegna filologia italiana all'università di Tiblisi
    – l'altra studia marketing all'università di Firenze
    – un'altra è laureata in economia e commercio a Tiblisi  
    – forse non dimostrano la spregiudicatezza delle standiste italiane , ma dal personale di una nuova azienda , tra l'altro di un paese che sta cercando di uscire dalle ceneri dell'impero sovietico con i suoi piedi , si può essere anche disponibili e sorridere a qualche impaccio .

    In merito alla degustazione dei vini concordo con la descrizione che lei ha fatto , anche se ora la loro proposta è stata più targetizzata al mercato occidentale sia nel packaging , sia nelle tipologie e vinificazioni .
    Cordiali saluti

    Piero Totis

  2. Che siano georgiane e non slave, l'ho capito solo lo scorso anno: culture diverse, storie diverse… I vini li riassaggerò. Le standiste? Mi ero dimenticato di dire che erano assai eleganti e carine, ma mi erano soprattutto sembrate impacciate i fronte alle mie domande€: forse stanche, forse fuori luogo… Nulla da dire, per il resto. La Georgia è uno di quei paesi che sogno di andare a visitare e faccio alla Geoirgia e ai georgiani i miei migliori auguri, con il cuore…

    Allappante

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *