Dei Giop in Valtellina

“Un cavallo costa due euro al giorno! E poi non consuma carburanti, non inquina e poi fa vendere i vini…”. Lo guardi. Guardi Gianluigi Rumo e capisci. Capisci che al di là del suo aspetto così, un po’ naive, con quella corona di capelli ad incorniciare una fronte spaziosa, assai spaziosa, come un Einstein giovane, c’è anche in lui (come il signore appena citato) la capacità di coordinare materiale ed immateriale. Perché oggi, “per vendere vino si deve vendere una storia e non una bevanda… per dissetarci c’è l’acqua!”. Così i vini dei Giop percorrono la strada, la storia appartenente ad un ciclo narrativo fatto di biologico, biodinamico, piccolo artigianato, poca chimica, poca tecnologia, agricoltura sostenibile… insomma, il cosiddetto naturale: per iniziare i cavalli in vigna e nessun solfito aggiunto nella lavorazione del Vino di Giò, un nebbiolo giovane (noi abbiamo assaggiato l’altroieri il 2012) che, nonostante fosse ancora scomposto (acidità, freschezza, profumi… ancora un anno di bottiglia direi), è già stato tutto assorbito dal mercato. Segno che la storia del “senza solfiti aggiunti” piace. E al di là del sapore, direi. Note tecniche: 100% nebbiolo, vigneti in Villa di Tirana, Giop soprannome di famiglia (da rododendro in dialetto), famiglia di origine francese (forse), botti da 25 ettolitri opera dell’ultimo bottaio di Valtellina… ottimo con i formaggi e i salumi del posto; poi l’ultimo dei Giop ci ha fatto assaggiare , il Valtellina Superiore Le Filine del 2010, 13,5°, un vino da aprire con calma per far scaturire i suoi delicati profumi di frutta rossa, fiori secchi, il bouquet insomma che da subito non appare. Bella freschezza. Corpo medio. Ottimo con i pizzoccheri preparati dalla signora Mariuccia (mamma di Gianluigi), leggeri di burro ma ricchi assai di formaggio. Minimo 23 mesi di affinamento il vino e tre ore di digestione i pizzoccheri; altro assaggio notevole, lo Sfurzat 2009, 15°, 18 mesi di barrique e 6 mesi in acciaio. Buono; e ancor più notevole la Riserva dei Giop Al Regiur (il patriarca di antica vita montanara), del 2009, 14°. Ottimo. Cosa dire di più? Che l’ultimo dei Giop sogna cavalli in vigna e vini senza chimica. Che in Piemonte un ingegnere si è messo a fare attrezzi agricoli adatti ai cavalli e lui lo ha contattato. Che in Valtellina non c’è più spazio per vini che non raccontano nulla. Che la concorrenza è mondiale. Che il giovane Giop vorrebbe far rivivere un alpeggio sui mille metri e ha lanciato una campagna giornalistica e Radio Popolare ha rilanciato e molti da Milano vorrebbero tornare a fare campagna sulle Alpi con lui. Che ha un figlio giovane amante degli animali e se vorrà, lui gli farà una stalla di bovine di qualità… che dire: che c’è materiale per un breve ciclo narrativo nel più ampio romanzo che è la vita, il mondo… Alla salute.

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