Dario Princic, “I suppose”!

Nella “jungla” dei vini “naturali” (ricca, lussureggiante, affascinante, inconsueta, aggressiva…), incappiamo in due vini di Dario Princic, portati colà da Mauro dell’Alser. Dal fogliame dei colori domestici ed addomesticati, dai ricordi olfattivi noti e rassicuranti, dai refoli gustivi dell’eterna primavera… ci trasferiamo ogni tanto nella giungla dai richiami contorti, dai colori ebbri ed ingannatori; fra profumi inconsueti, ammalianti ma inquietanti; ed assaporiamo ignoti piaceri… ci perdiamo assai e solo la ragione, a volte, ci conduce fuori dalla “tenebra”: ogni volta da vie diverse. Abbiamo incontrato nuovamente Dario Princic e i suoi vini. Lo immaginiamo sorriderci in una radura, pulirsi gli occhiali con un panno ed invitarci, mentre noi facciamo ancora i conti con la nuova giungla sensoriale… Il suo Sauvignon Blanc 2004 (13°) ci ha regalato profumi di mela acerba, di lambic (la birra a fermentazione spontanea belga), di minerale, di ferro, un che di sulfureo… straniante. In bocca, poi, era corposo, asciutto, fresco, ferroso… agrodolce, più agro però. Poco equilibrato. Dunque, piacevole? Non saprei… Il suo Sauvignon 2002, 13°, ci ha portato nella giungla più profonda: un mix di profumi inconsueti di aceto di mele, di sidro, di mela acerba; in bocca era asciutto, corposo, agro, lime, asprigno… Decisamente poco equilibrato. Piacevole? No, non ci è piaciuto. Siamo usciti dalla giungla ed abbiamo lasciato Dario Princic, sia pure con mille domande e mille dubbi, mentre lui continuava la sua esplorazione verso il “cuore di tenebra” dei vini “naturali”.

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