Se vai in Inghilterra ti accorgi che a loro, a molti di loro non interessa il cibo. Sembra che si nutrano e basta. Oppure sembra che per loro la buona cucina sia un’esperienza eccezionale, un po’ come il vino: non un approccio quotidiano, un evento. Fioriscono riviste come quelle che sto sfogliando, “Table”, su cui il cibo viene celebrato nella sua bellezza e nel suo potenziale sociale, storico, etico… “Food is our common ground, a universal experience” recita il sottotitolo della rivista. Bella, artistica, ricca di suggestioni…
Eppure mi raccontano di frigoriferi, di approcci individuali al cibo, di monotonia e di cibo di strada a compensare…
Dove sarà la verità? In mezzo?