Chi sarà stato il falso Bocchiola?

Mio malgrado sono diventato forse il maggior esperto vivente di Annibale Bocchiola, scrittore minore del XX secolo ed autore di racconti di caccia. Tre anni fa ad un pranzo del gruppo walser di Campello Monti ne ho sentito parlare per la prima volta. In quell’occasione si lesse una ridondante, aulicamente scritta e quasi comica ricetta di camoscio, “l’antilope alpina” secondo la definizione del Bocchiola stesso (questo è vero). Il testo mi incuriosì e cercai materiale su di lui, ne comprai i libri (a buon prezzo) sulla rete, ne scrissi e mi feci l’idea che quella ricetta non era stata scritta da lui. Lui usava un italiano ricercato, a volte esagerato, fin troppo ricco e sfumato. Ma mai quasi ridicolo come il “falso Bocchiola” della ricetta.

Storia chiusa? Neppure un po’: domenica scorsa sono andato a mangiare il camoscio dall’Elvira a Forno di Val Strona (lo consiglio) ed è rispuntata la finta ricetta del “falso Bocchiola”. Ho fatto delle foto e potete leggerla qui sotto.

La ricetta del “finto Bocchiola”

Roba ridicola: un italiano ridondante e un tono palesemente canzonatorio. Bocchiola scriveva invece così. Leggete per intenderci questo brano tratto da “Mal di Caccia”: “Nell’infinita preghiera dell’alta sera alpina han salmodiato, squillanti, anche le coturnici, radunate in coro sugli aerei pulpiti di roccia. Poi la notte è dilagata silente dei margini del sogno entro in cui l’alba serena l’aveva racchiusa, riaccendendo in cielo l’ininterrotta armonia delle stelle. Son rimasti sulla montagna, sperduti nell’anelito sfuggente delle cose eterne, un timido fuoco di bivacco ed i nostri piccoli cuori. Coi nostri palpiti fatti di ricordi, di tenerezze, di lacrime. Doro! S’è affacciato, timido, all’uscio della baita, m’ha guardato con occhi imploranti, poi è venuto a piccoli passi felpati dentro l’alone della fiamma, m’ha adagiato sulle ginocchia la bella testa nervosa, fissandomi adorante”.

La differenza è palese. L’idea che mi sono fatto è che qualcuno abbia voluto parodiare Bocchiola, magari col suo consenso. Immagino una cena fra amici, una cena fra cacciatori e un foglio arrivato chissà come nelle mani del gruppo walser di Campello Monti ed ogni tre anni, ad una cena di camoscio: “l’antilope alpina” cantata anche dal Bocchiola, il foglio riappare.

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