Al Libano! (da Pallanza)

Il Libano è uno di quei paesi che vorrei conoscere meglio. Ci andrò, anche perché mi dicono che si mangi bene e poi ci sono i vini, i famosi vini della Valle della Bekaa. Luogo che alla mia generazione ricorda i campi di addestramento della Raf tedesca, dei rivoluzionari giapponesi e di qualche nostro terrorista. A me, però, fa venire in mente soprattutto i vini. Così, visto che il Paese è disastrato e merita di essere aiutato, nel mio piccolo cerco di aiutarlo come posso. Anche comprando una costosa bottiglia di vino dall’amico Massimiliano Celeste de Il Portale di Pallanza. Fregandomene del prezzo e degli abbinamenti, ho fatto aprire un Chateau Musar del 2000 (un bianco!) di Gaston Hochar, vino naturale libanese, un’ottima scelta. Il vino aveva profumi curiosi di minerale, idrocarburi, plastica, ciliegia… tutti in fitta sequenza, in bocca era caldo, con corpo, ancora piacevole dopo venti anni! Davvero un buon vino (e davvero un bel gesto da parte mia). I libanesi, un po’ levantini, dichiaravano 12,5°, ma ci è sembrato ben più alcolico.

Gli europei, meno levantini, ci dicevano dalle guide grandi cose del ristorante di Pallanza. E così è stato: grande cura dei particolari, gusto, piacevolezza, ottimo servizio. Alta cucina, ottimo vino. Semel in anno… Ogni sorsata, una preghiera, laica, per il Libano!

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