Nessuno Vuol Più Fare il Cameriere?
Da anni insegno in una scuola alberghiera e certi fenomeni li conosco, ma certo questa repentina moria di personale alberghiero mi ha sorpreso: Una volta erano molto ricercati i cuochi, poi i camerieri, raramente personale di front office. Ma in questi mesi mi hanno chiesto di tutto: cuochi, camerieri, receptionist e financo lavapiatti. A volte con toni di disperazione. Ma cosa è successo?
Mah, io non lo so davvero. Da anni dico che dalle classi di cucina, il 70% nei successivi dieci anni fa il cuoco; nelle classi di sala, il 30% va all’università, il 30% fa altri lavori e il rimanente rimane nel settore; nelle classi di ricevimento, il 70% da subito fa altro. Perché? Perché si lavora nei giorni di festa, perché si guadagna bene ma poi non così bene, perché si è trattati male (camere brutte, brutti spazi comuni etc etc), perché si lavora tanto… Non è sempre così, ma la vulgata è questa e questo non aiuta. Poi ci sono le sirene dell’avventura: lavorare all’estero, lavorare sulle navi… poi, forse, si torna a casa. Se si ritorna (capisco la UE, ma gli australiani, gli inglesi, gli svizzeri, i dubaiani e similari non possono pagarci un po’ la formazione che abbiamo dato ai nostri cittadini? Ma è un discorso a latere).
Infine credo che pesi la schizofrenica campagna antiimmigrazione che ha ridotto migliaia di lavoratori nel sommerso. Ci sono, ma non li vediamo; ci sono, ma noi pensiamo che non lavorino e vivano di espedienti… Un gestione positiva dell’immigrazione darebbe personale al settore, senza intaccare le prerogative degli “italiani”. Un po’ come gli italiani fanno, appunto, in tanti Paesi extra UE. Ma è solo una mia idea. Intanto continuo a ricevere telefonate e messaggi.
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