Bollicine facili contro la difficile crisi economica

Una sera della settimana scorsa sono stato invitato da un’assicurazione/banca di investimenti a tenere un piccolo siparietto sui vini spumantizzati, appena dopo un incontro fra clienti ed assicuratori/family bankers. Incontro in cui si è cercato di spiegare le ragioni dell’attuale crisi economica ed iniettare fiducia. Ho coinvolto l’Innominabile che ha portato con sé tre vini facili: un Pinot Bianco Villa Isa, vinello veneto dai profumi sottili e magro in bocca; un Prosecco igt extra dry Breganze (famiglia Maculan), abboccato al punto giusto, senza troppe sensazioni olfattive; e un Prosecco extra dry Tenuta San Tomé, trevisano, altrettanto abboccato e delicato quanto il primo. Certezze, più che esplorazioni.

Allestiamo il tavolo da degustazione (dimenticavo: eravamo in un bell’albergo di Orta san Giulio) e, poco dopo, mi chiamano a dire due parole. Due parole sul vino dopo un’ora di slide, grafici e riflessioni ragionate… Una delle ultime parole dette dal relatore tecnico era stata “crisi”. E da lì sono partito, raccontando come i vini spumantizzati siano nati da una “crisi”: quella dell’uva acerba del nord Francia; e di come il nostro prosecco sia divento nel mondo una realtà amata e –molto- copiata; e di come piacciano i nostri vini… Le mie parole fluivano, mescolando bollicine, passione per il vino, positività… Avevo un bicchiere in mano, mentre parlavo. Dopo qualche istante, di bicchieri pieni ce n’erano tanti in tante mani. E poi sorrisi, chiacchiere, riflessioni pacate e qualche voce stridente, risate e sorrisi… Per un’oretta abbondante, le facili bollicine avevano azzerato l’ansia da grave crisi economica. Una tregua, direi, più che una vittoria. Però, ben venga…

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