Beviamo Abruzzo 1

Genova e Merano 032Di fronte al dolore degli uomini (e delle donne e dei bambini) d’Abruzzo e di fronte all’indifferenza della natura, vorrei che l’umanità reagisse aiutando. Da parte mia, propongo (e mi impongo) di bere almeno una bottiglia di vino abruzzese alla settimana. Un piccolo, concreto aiuto all’economia regionale. Sarebbe bello se molti facessero altrettanto. Io ho già incominciato al Vinitaly, senza saperlo, due giorni prima del terremoto, sabato, andando con Pierino a visitare –apposta- lo stand di Emidio Pepe. Pierino voleva una cantina da invitare ad una sua manifestazione a Ghemme ed io l’ho accompagnato da loro. Non che li conoscessi, ma ne avevo sentito parlare e volevo conoscerli pure io. Tutte donne, giovani e giovanissime, assai orgogliose del loro prodotto; ed un patriarca che silenzioso le guardava lavorare, sorridendo sotto i baffi… I loro vini derivano da 15 ettari coltivati con i crismi del biologico e, fra poco, da quattro ettari coltivati secondo le regole (?) della biodinamica. In cantina usano solo lieviti autoctoni, pigiano coi piedi (ma che spettacolo vedere tutte quelle donne nei tini!), diraspano a mano, usano piccole botti in cemento vetrificato, 25 o 30 ettolitri: niente legno né acciaio; non fanno travasi, niente rimontaggi, niente tagli, niente filtrazioni, poi non aggiungono solforosa; fanno affinare per alcuni anni. Le signore dello stand esibivano riconoscimenti ed altro… con grande orgoglio per le loro 50/60 mila bottiglie (con etichetta un po’ retrò) che vanno in tutto il mondo. Dunque un vino “vecchio stile” che piace ai moderni. Ma come erano? Buoni, particolari. Abbiamo assaggiato, nell’ordine: il Trebbiano d’Abruzzo 2006 con profumi di frutta quasi matura, quasi acerba: di mela, di aceto di mele; e in bocca era magro, asciutto, leggermente amarognolo sul finale. Gradevole nel complesso nonostante i sentori inconsueti (ma facili da trovare nei vini cosiddetti “naturali”); il 2004 aveva, paradossalmente, un profumo di frutta più accentuato e in bocca era altrettanto asciutto, magro ed un poco allappante. Il Montepulciano 2005 aveva profumi di frutta rossa ed in bocca era asciutto, fresco, allappante. Piacevole nel complesso. Il 2001 era quasi del tutto simile, se non che era più leggero nei profumi e più gustoso al palato. Il 2000 era un po’ chiuso nei profumi, ma per il resto simile al 2001. Il 1995 (venduto negli Usa anche oltre i 300 dollari) aveva un profumo di caramello, di frutta caramellata e di caffé. In bocca era asciutto, corposo, ancora fresco. Il Montepulciano d’Abruzzo del 1982 era più discreto nei profumi, con un bouquet più delicato, ed in bocca era asciutto, allappante, fresco e piacevole con un amarognolo finale che ricordava il caffé. Ultimo della serie il Montepulciano d’Abruzzo Emidio Pepe del 1975: un vino estremo, che profumava di caffé, di china ed in bocca era asciutto, magro, fresco nonostante gli anni. Abbastanza equilibrato… I vini di Emidio Pepe sono certo particolari, meno immediatamente facili rispetto ai vini convenzionali. Per me sono meglio i vini rossi rispetto ai vini bianchi… Comunque da assaggiare, non fosse altro per capire le ragioni del loro successo. E poi, vuoi mettere immaginare tutte quelle donne che pigiano coi piedi… divinità pagane

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