Le banane? Fumiamole, prima che la peste se le porti via…

Le banane hanno successo perché sono comode: le compri, le sbucci, anche mentre guidi, le mangi a morsi variabili e poi getti via la buccia. Senza patemi: è biologica, biodegradabile!
Non c’è frutto più pret à porter di questo. Neppure la mela o la pera: la prima devi comunque lavare e la seconda tende spesso a sbrodolare. Non parliamo poi degli altri frutti: comodi ma non come la banana. E’ un frutto adatto alla modernità e per questo lo consumiamo, anche se non è quasi mai buono: dolcino ma non dolce, profumino ma non profumo… “Ciula” matura in nave, mica sulla pianta! Ma così è.
Leggo stamani che una strana “peste” ne starebbe compromettendo la produzione mondiale. E mi è tornato in mente un certo “Santen de Curegg” che animava le serate sul lago d’Orta: lui capellone, una moto custom, serbatoio con bandiera americana, giubbotto con le frange… Easy Rider di casa nostra… Asseriva che in prigione (sì, era stato in prigione, diceva) si fumassero le bucce secche di banana perché davano effetti allucinogeni.
Anni dopo, ho letto che si tratta di una bufala, di una leggenda metropolitana arrivata a noi dai mitici anni sessanta (gli stessi a cui “Santen” si rifaceva). Si trova traccia anche sulla rete dove si parla di “bananadina”, la presunta sostanza psicotropa. Leggiamo su Wikipedia (ma la cito solo per comodità: ho trovato traccia di questa leggenda anche su libri di alimentazione, con casa editrice e nome e cognome dell’autore). “La bananadina è una sostanza psicoattiva immaginaria estratta dalle bucce di banana ed è alla base di una leggenda metropolitana degli anni settanta… Una ricetta, ovviamente falsa, per l'”estrazione” della banadina dalla buccia di banana è stata originariamente pubblicata sul Berkeley Barb (un settimanale underground pubblicato a Berkeley, in California) nel marzo del 1967. La bufala originale era stata concepita per sollevare le questione circa l’etica della produzione di farmaci psicoattivi clandestina: “E se la banana comune contenesse proprietà psicoattive, come reagirebbe il governo?”. Come poteva il governo vietare la produzione casalinga di farmaci psicoattivi a base di bananadina visto che le banane si potevano reperire dappertutto? Sollevando questa domanda gli ideatori volevano rafforzare il concetto antiproibizionista riguardo agli psicoattivi autoprodotti. La bufala ha acquisito credibilità quando William Powell, credendola vera, ha riprodotto il metodo in The Anarchist Cookbook nel 1970 sotto il nome di “Musa sapientum Bananadine” (riferendosi alla vecchia nomenclatura binomiale della banana). Powell, nel suo The Anarchist Cookbook, riteneva che fumare tre o quattro sigarette a base di bananadina avesse un effetto rilassante… Nel corso degli anni, si è parlato molto per quanto riguarda le proprietà psicoattive di bucce di banana. I ricercatori dell’Università di New York hanno scoperto che la buccia di banana non contiene sostanze chimiche inebrianti e che il fumo produce solo un effetto placebo”.
Capito? Effetto placebo… sarà stato quello a cui alludeva il “Santen”. Oppure mentiva su tutto: sulla sua prigione, sulla sua stessa esistenza. E alla mattina, ritirata la moto nel garage, raccolti i capelli sotto una cuffia, cambiati gli abiti… usciva per andare a lavorare, come tutti noi… banana o non banana!

Visite: 3578

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *