Agiografia del Vino

Uno Spazio Particolare nell'Agiografia del Vino: Sanvino!
Uno Spazio Particolare nell’Agiografia del Vino: Sanvino!

A volte mi chiedo se ci sia un’analoga agiografia per altri prodotti, come c’è per il vino. Ma sì, non fraintendete: parlo di quella letteratura tesa celebrare i protagonisti, i vitigni, i vini più o meno noti; tesa cioè a creare quel valore immateriale che fa sì che un vino costi “x” ed un altro “10, 100, 1000x”. Ci sarà, immagino, analoga letteratura per le auto, per le motociclette, per i cani, per la cucina, per i cuochi… Ma ci sarà per le carote? Per il miele? Per l’aceto?

Non so. Penso però che in parte ci sia e in parte no. Per il vino c’è, eccome. Ogni Natale qualcuno, non sapendo di che colore voglia le cravatte, sembrandogli banale regalarmi vino (meno male invece che c’è chi lo fa!), mi regala un libro sul vino. Quasi sempre un’agiografia sul vino. Ultimo della serie “Storie di coraggio: 12 incontri con i grandi italiani del vino”, opera di Oscar Farinetti e C.. Farinetti lo sapete è il patron di Eataly, sempre caustico e critico, ricco e geniale, sempre in punto di vendere e di comprare, morbido per i produttori blasonati e duro per i piccoli a cui fa pagare per esserci (e se lo pagano fa bene a farlo)…

Il libro l’ho letto e mi è piaciuto “nì”: da una parte fa infatti sempre piacere leggere sul vino, dall’altro mi è sembrato un viaggio alla Don Chisciotte, fatto da lui, un sommelier giapponese, Shigeru Hayashi -che si è prodigato in degustazioni ed abbinamenti con il radicalismo della sua civiltà (serio, serissimo, ma anche assai  “misticheggiante”)- e una “ghost writer”, Simona Milvo che collabora con Farinetti. Non c’è “follia” pura nel vagare di Farinetti, ma a volte i piani narrativi si sovrappongono e non si capisce se l’Autore sia teso a descrivere il reale o ad immaginare il fantastico. Anzi, per essere esatto, Farinetti ha più il ruolo di Sancho Panza, concreto e pragmatico, e il giapponese scivola spesso nell’immaginifico, nel celebrativo. Non so…

Libro bello o brutto? Farinetti merita di essere letto, non foss’altro per ciò che ha creato. Ma non va celebrato, direi: è un imprenditore e non un benefattore (ma poi un benefattore farebbe del bene all’economia?). E il vino? L’agiografia serve per dare valore aggiunto. Noi appassionati non ci crediamo, ma sappiamo che è utile. Siamo, per dirla alla Voltaire, “cattolici ma non cristiani”!

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