Mezzomerico “Caput Mundi”

 Mezzomerico “caput mundi”

Mezzomerico

Ci sono paeselli che ritornano, che ritrovi, che ti stupiscono. Luoghi dove esistenze e lavoro s’intrecciano di nascosto, nelle case, dietro le tapparelle. Cammini per le strade d’inverno e non vedi nessuno. Intuisci vite dietro le finestre: luci, riflessi di televisioni, echi. Paesi fantasma eppure -lo scopri poi- assai vivi. Come Mezzomerico, nel medio novarese, all’inizio delle colline.

Per anni ci sono andato. Frequentavo la cantina Il Roccolo di Mezzomerico, di cui apprezzavo i vini. Saranno ancora buoni? Spero di sì. Io comunque mi perderei ancora, se ci ritornassi. Mi sono perso tante volte nel trovare il paesello e mi sono perso altrettante nel suo -piccolo- centro storico. Quasi sempre vuoto e surreale come un quadro di De Chirico. Una sera di inverno, mi ricordo, vidi un uomo per strada. Mi fermai per chiedergli la strada, ma lui era straniero e non mi capiva. Una situazione ancora più dechirichiana, quasi magica. Forse era perso anche lui… Poi ci andavo e ci sono andato per il ristorante Elena, della famiglia dello chef Simone Cardani. Autore di una cucina molto poco concreta ed aerea che alla fine non l’ha ripagato come il suo entusiasmo avrebbe meritato.

Un mese fa, parlando a tavola con Claudio Sacco, PR gastronomico ed inventore del club di gourmet Altissimo Ceto, grande protagonista della rete e della ristorazione… ecco, mi diceva che -guarda un po’- vive a Mezzomerico e che conosce i vini del Roccolo e che conosce anche la famiglia Lombardi, proprietaria della Igor di Cameri (la maggior produttrice di gorgonzola al mondo), perché uno di loro vive a Mezzomerico. Ed infatti mi ha fatto ricordare che -quando andavo al Roccolo- i formaggi della Igor erano di casa e al Vinitaly, molte volte, al tavolo delle degustazioni aziendale il gorgonzola dop Igor era una costante.

Sacco mi spiegava che la Igor ha incominciato a produrre due tipogie di gorgonzola dop d’alta gamma contrassegnate dalla sigla Casa Leonardi e che collabora con il suo club per il posizionamento sia del piccante sia del cremoso nell’alta ristorazione. Suo cugino, lo chef Marco Sacco del Piccolo Lago di Verbania, lo sta già utilizzando ed io, giusto ieri sera, li ho assaggiati trovandoli entrambi buoni.

Li fanno in un piccolo caseficio dedicato e da lì li mandano ovunque nel mondo. Un piccola realtà che s’inserisce in un contesto più ampio. Un po’ come Mezzomerico, il paese surreale da cui però partono nel mondo idee e buoni vini. C’è vita dietro le tapparelle…

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