Gran Cosa la Zona Rossa

Gran cosa, per certi aspetti, la tua vita in zona rossa: non si esce quasi mai, non si perde tempo in spostamenti, incontri fortuiti, socialità spicciola… si lavora molto al computer che si usa anche per partecipare a seminari, webinar, presentazioni di libri… cose belle ed interessanti che si sono moltiplicate in questi mesi.

Per esempio ho comprato il libro di Valerio Massimo Visintin, “Scrivere di Gusto” perché l’ho ascoltato durante una sua presentazione on line. Il recensore mascherato (E davvero così! Lui, I Monaci del Surf e lo chef Ruffi sono mascherati, ma per ragioni diverse), credo che anche il nome sia di fantasia, lavora per giornali ed editoria e ha anche una scuola dove insegna “l’etica” della recensione. Parola su cui ha insistito: non accettare regali, non mescolare privato con pubblico… arrivando a criticare un “mostro sacro” come Luigi Veronelli per la vecchia questione delle barrique (lui ne promuoveva l’uso, la moglie le vendeva: casualità o scelta? Difficile dire).

Il libro è frutto del lavoro collettivo di questa “scuola” e ci ha scritto anche il mio amico Aldo Palaoro di Stresa: ed è un’altra ragione per cui l’ho comprato.

Ma più di tutto l’ho comprato perché Visintin ha fatto un parallelo illuminante fra arte e cucina. Ha citato la famosa Merda d’Artista di Pietro Manzoni, arte concettuale-citazione volutamente provocatoria- in cui interessa soprattutto il processo creativo, con l’esaltazione della figura dell’artista. E non il prodotto finale. Cioè, tradotto in gastronomicese: maggiore peso alla figura mitizzata del cuoco, all’ispirazione quasi divina, al processo produttivo del piatto e alla sua presentazione… rispetto al risultato finale. Davvero illuminante! E questo vale anche per certi vini.

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