Sarajevo

Un resort turistico per islamici radicali: il centro storico di Sarajevo è così. Percorso da centinaia di donne più o meno velate, più o meno sagomate dai vestiti integrali. I pochi turisti occidentali si muovono con un po’ di imbarazzo, ma senza problemi sia detto. Nella zona vecchia non si trova alcol, però basta girare l’angolo e si trovano birrerie ed enoteche. Un po’ più in là c’è lo stabilimento cittadino con annesso pub storico. 

I segni del lungo assedio sono da cercare, non appaiono; anche se ci sono un paio di musei che lo ricordano e lo urlano. Le chiese cattoliche suonano ad ogni ora, mentre la notte è il momento del muezzin. Gli ortodossi tacciono e neppure un fiore c’è sulla tomba di Gavrilo Princip. Gli ebrei sono un museo. I bogomili parte di un museo più ampio sulla storia di Bosnia.

Se vai nel nuovo centro commerciale, i negozi sono quelli del mondo; anche lì donne e ragazze velate che si aggirano nei negozi che si incontrano ai piedi delle scale mobili, che bevono caffè. Sono talmente tante che ti viene da pensare: che significa? Ma la risposta è facile: vogliono essere come noi, ma diversi da noi. Le nike infatti spiccano sotto le lunghe sottane, le ciglia son curate e anche il fondotinta si usa… chissà sotto, viene da pensare!

Altro? Una città in trasformazione in cui le tracce della storia sono evidenti e si mescolano con la modernità; traffico, fumo e rumore; e cimiteri islamici che incombono ovunque. Più un manifesto politico che un luogo di dolore. Lo ribadiscono i cartelli che vietano, fra le altre cose, di portare alcol nei cimiteri. Gli islamici ci tengono a sottolineare, ma poi perché? Nessuno di noi va nei cimiteri a bere. Un’occupazione, non un richiamo al decoro. 

Si mangia bene, ma anche qui la logica del fast food è assai sviluppata. In stile halal nel centro storico ovviamente! E poi alberghi e gelaterie e pizzerie… Una città in divenire davvero…

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