Tre zie e noi

Fatto un salto a Torino, giovedì scorso, ho messo la testa dentro Casa Piemonte, in Via Garibaldi. Sede di convegni e presentazione nei giorni della Salone del Gusto Terra Madre. Arrivato giusto in tempo per ascoltare la presentazione della Strada del Riso Vercellese (stradadelrisovercellese.it). La sala della Regione era di fatto vuota: c’ero io, una delegata americana di Slow Food, tre zie (poi vi spiego), una guardia giurata alla porta, due inservienti e due relatrici. Ho ascoltato con attenzione, recependo ciò che in parte già sapevo: la baraggia era una savana, ci sono oltre 40 tipologie di riso nella pianura Padana, non si riesce a mettere la scritta “fatto in Italia” sulle confezioni di riso, il Canale Cavour è un gioiello di ingegneria idraulica, il centro storico di Vercelli è bello, ci sono torri in città e castelli nel contado, si mangia bene, c’è il Gigante Vercelli… ma non sapevo che il carnaroli non è tutto uguale: c’è infatti il karnak un po’ meno pregiato e c’è il carnaval più pregiato. Ma poche aziende li distinguono. E come dire che non si sa esattamente cose c’è nel sacchetto.

Insomma, nonostante fossimo in pochi, l’incontro è stato interessante. Peccato che, viste le poche presenze e la presenza di zie, non ci abbiano fatto assaggiare le birre al riso che avevano mostrato all’inizio dell’incontro.

 

NB: con il termine tecnico di “zie” o “superzie” s’intendono quelle persone, soprattutto donne, che si intrufolano agli incontri e alle conferenze stampa per: banchettare al buffet; portarsi a casa qualche gadget, meglio se gastronomici; passare del tempo atteggiandosi, facendo i fenomeni; magari cercando di mettere in imbarazzo gli organizzatori. Il fenomeno è assai diffuso in città. Perché lo fanno?  Si tratta di persone in pensione, magari ex giornalisti che così rimangono “in attività”, ma anche di veri e propri (pericolosi?) millantatori, con tanto di biglietti da visita farlocchi e non pervenute attività giornalistiche.

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