Pesce dolce pesce

Mi ha sorpreso, e molto, incappare in un centinaio ed oltre di appassionati di pesce. Pesce d’acqua dolce, versione assai negletta di quello di mare. Il pesce di acqua dolce era protagonista di un ricco aperitivo sul battello ad Omegna (Vb), organizzato nell’ambito della iniziativa provinciale denominata Pesce dolce pesce. Due ristoranti locali: il Croce Bianca e il Pomodoro l’hanno preparato in diverse maniere: fritto, impanato, in padella, impastellato… ovviamente la scelta è caduta su preparazioni facilmente gestibili per un aperitivo. I pesci erano la bondella, il persico, il gardon e il lavarello. Tante gente, magari spiegabile per la location e le caratteristiche dell’evento: un aperitivo gratuito sul battello; ma a giudicare dai convenuti, molti erano interessati proprio dal pesce di lago e dalla sue –quasi sconosciute- caratteristiche gastronomiche. E questo è una novità ed una realtà: anche sui laghi infatti pochi conoscono ed apprezzano il pesce d’acqua dolce. Un po’ perché considerato difficile da pulire, cuocere, proporre; poi ritenuto, a ragione, meno saporito di quello di mare (ma basta cambiare un po’ le tecniche di cottura); e poi troppo chiacchierato: da dove arriva? come vive? è quello che dice di essere? Domande che il pesce di mare, chissapoiperché, non suscita. A scanso di chiacchiericci, il pesce arrivava, ovviamente, dal Lago Maggiore, perché sull’Orta la pesca professionale non è praticabile. Ma le tipologie di pesce poco differiscono da un bacino all’altro.
Qualche sera fa, all’inaugurazione de La Fabbrica di Carta a Villadossola, ho assaggiato delle tartine con patè di gardon e dei ravioli con ripieno di carpa e di tinca. Entrambi assai piacevoli. Opera dei cuochi della locale sezione Fic. La sensazione è che il pesce di acqua dolce possa diventare, o rafforzarsi nell’essere, valido componente per una cucina festaiola, da ristorante, da proposta turistica. Ancor più sulle rive dei laghi, come l’Orta e il Maggiore.