L’Ultimo ma il primo

L’Ultimo si chiama il primo vino bianco della cantina Mazzolada che ho assaggiato; un vino da uve tocai (guai a chiamarlo così, però) che fanno lievemente surmaturare, poi pigiano delicatamente, un poco di permanenza sulle bucce, prima fermentazione tumultuosa in acciaio e seconda fermentazione in barrique di rovere sulle sue fecce. Per poi maturare, sempre in barrique, per lunghi mesi. Che vino viene?

Buono. Ottimo. Un vino in stile borgognone fatto in provincia di Venezia, a Portogruaro, zona del Lison Pramaggiore. E lo dico con cognizione di causa, perché per far colpo su Monica spesso la paragonavo (a ragione) ad un vino bianco borgognone, regalandole (e bevendole) decine di bottiglia di ogni annata. Vini dai profumi dolci ma affinati, bouquet ricco e complesso, corpo fatto di dolcezza e freschezza e struttura. Una bella donna, matura. Come Monica, come il vino borgognone come L’Ultimo. La mia bottiglia così recava scritto sull’etichetta: L’Ultimo Lison Pramaggiore doc, Mazzolada, 13°. Nel bicchiere da degustazione si sentivano profumi di legno, resina, miele invecchiato, frutta secca tostata e caramello… profumi terziari in cui si avvertivano note di marmellata di ribes, salsa di melone bianco, note minerali… a Monica ricordava il sauternes. Un bouquet ricchissimo, dunque. In bocca, poi, era subito grasso, corposo, poi fresco, gustoso (di melone, di miele, di minerale, sapido), lungo ed equilibrato. Ottimo. Ho rispolverato il mio abbecedario maroniano e gli ho attribuito questo punteggio: 28 di integrità, 28 di consistenza e 30 di equilibrio. 86 in totale. Non male davvero. L’ultimo dei primi…

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