Visto che l’irrazionale va di moda in agricoltura (vedi biodinamica), io propongo un ritorno alle Rogazioni. Un ritorno a quelle processioni per i campi, in diversi periodi dell’anno o di fronte a calamità naturali. Si pregava, si portavano in processione reliquie e paramenti sacri, si aspergeva di acqua benedetta, si camminava da chiesa a chiesetta di campagna, da oratorio a cappelletta votiva. In quei giorni si digiunava. Si digiunava, si pregava, si camminava anche molto. Secondo alcuni, si trattava della cristianizzazione di più antichi culti pagani, celti…
Che vantaggi avrebbero le Rogazioni? Migliorerebbe la salute dei partecipanti , grazie al digiuno e all’attività fisica. E ciò si rifletterebbe in positivo sull’attività quotidiana. Si avrebbe maggiore cura degli oratori, delle edicole votive e delle chiese di campagna. Ciò a beneficio del turismo e dell’immagine complessiva dei territori agricoli. Un valore immateriale in più. Soldi in più. Un approccio spirituale alla terra e al lavoro e alla natura gioverebbe a chi produce e a chi consuma. Non solo beni materiali, ma qualcosa di più. Il richiamo all’antichità precristiana darebbe spazio ai vari movimenti localisti ben felici di valorizzare i prodotti locali. Altro valore aggiunto. Funzionerebbe? Non è così importante se ci credi. Poi, comunque, si lascerebbe agli scettici l’onere della prova. Ai Rogazionisti basterebbe dire che c’è stato un miglioramento del terreno, delle colture, del rispetto nei confronti della natura che è stata data da Dio agli uomini per viverci e per mettere a frutto i propri talenti. Ed è vero.