In gita

Siamo stati in “gita”, io, Massimo e l'Innominabile, a Sizzano. Parti della giuria del locale banco d'assaggio vini organizzato dall'amministrazione comunale: il Sitianum, dal nome antico della località una volta ricca ed ambita, oggi un po' dimessa e malmessa.

Comunque, qui parliamo del concorso… E' un'esperienza che facciamo da alcuni anni e che condividiamo con un nugolo di tecnici enologi ed un plotone di degustatori Onav. Ogni tavolo di assaggiatori (otto persone per tre) ha degustato una ventina di vini in parziale sovrapposizione con le altre commissioni; ha degustato in sessione aperta, parlata, con compilazione di una sola scheda di valutazione. A noi sono toccati i rosati, le vespoline e i tre sizzano doc in concorso. I vini più premiati sono stati poi assaggiati da una super commissione.

Mentre assaggiavamo, si sono esplicate alcune dinamiche di gruppo assai divertenti. Da gita scolastica. Si è infatti messo al “volante” del gruppo un noto enologo locale che ha cominciato a dare voti fra gli 89 e gli 85/100. Prima dava, poi chiedeva e poi faceva di testa sua. Solo in alcuni casi, ha tenuto conto delle osservazioni altrui. Mentre, per protesta, il degustatore davanti a me -assai critico- commentava ad alta voce, tranciando giudizi a volte condivisibili a volte misteriosi perché riguardavano il colore del vino “non tipico” oppure i profumi “dati da altre uve” o da smaccati errori in cantina… solo una volta il “conducente” gli ha chiesto di spiegare. E lui l'ha fatto; senza dare troppe spiegazioni, però. Per il resto le sue lamentele sono rimaste patrimonio della “coda del pullman” e la sessione è finita con lui che ricordava analoghi concorsi in cui “solo un vino” era stato premiato. Intanto un giovane enologo, entrato con lui in sintonia e preso da questa personalità decisa, ci ha regalato altri misteri enoici: i tannini “da chips” (a suo dire riconoscibilissimi), il ripasso sulle fecce per dare colore (ma in alcuni casi anche cattivi odori)… e si è fatto lui portavoce delle critiche che dal “fondo del pullman” arrivavano a chi lo “guidava”. Per un po', io ho cercato di fare da mediatore, ma ho ben presto rinunciato e ho deciso di fare i fatti miei. Nel mentre, la signora alla mia destra chiedeva a tutti chi fossimo e cosa facessimo, più interessata alla gente sul pulmann che alla meta (molto studentesco tutto ciò, direi). Ha fatto poi comunella con il più discolo, l'ipercritico (anche questo classico) e si sono dati appuntamento per altre iniziative enoiche ben più concrete di questo, a loro dire, “diplomificio”…

Ah, che ridere! Ma voi direte: e i vini? Al solito: alcuni mal condotti, con odori di feccia o di rifermentazione che non hanno fatto in tempo a ridursi o a svanire in un decanter o nell'aria, previa anticipata apertura; altri magri e poco eleganti; altri ancora fin troppo freschi per una degustazione… comunque veri, fatti da artigiani e non da complessi militarglobalizzaticinadipendenti che li vogliono tutti uguali. Fra i vini che ho assaggiato ce n'erano anche di buoni, più che buoni… ma anche loro con i limiti dati dal terreno, dalle tipologie di uve permesse, dalle annate: a volte con profumi lievi, raramente importanti; a volte con bouquet semplici, uno, due o poco più riconoscimenti; a volte magri e poco corposi; a volte fin troppo freschi per non accompagnarsi con il cibo… Io nel novarese ci farei soprattutto spumanti, rossi invecchiati o barriquati e passiti. Ma non si può…

E il concorso? Per me divertente ed istruttivo. A suo modo serio. Ci siamo poi confrontati io, Massimo e l'Innominabile, e ci siamo accorti che solo su qualcuno abbiamo avuto idee diverse. Il buono si fa riconoscere, ovviamente…

Il “pulmann” era intanto arrivato alla fine del “viaggio”: ho salutato Massimo, l'Innominabile, il gentile sindaco Stefano (e la moglie ottima cuocca), la signora affascinata, il giovane enologo affascinabile, il critico massimalista e l'enologo generoso ed accentratore… chissà se li rivedrò ancora su un altro “pullman” o se incontrerò degli altri identici a loro? Chissà!? 

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