Il temibile Global ha colpito ancora: s intrufola, fa i cazzi suoi, se ne frega assai… e, zac, tira il suo colpo. Cammino per la mattina di Caorle e vedo scaricare il camion di un catering locale: pesce e patatine surgelate, le stesse marche, le stesse qualità che vedo usare da noi in Piemonte, ai piedi delle Alpi… Scatole che parlano di multinazionali Usa, di Viet Nam, di Thailandia, di allevamenti adriatici… di tutto e di niente… Solo che là, a casa, nessuno coltiva l’illusione che sia pesce locale: ma qui, col mare di fronte… Illusioni. Illusioni del temibile Glocal.
Passo al supermercato a fare scorta di vino. Lo vorrei locale: siamo nell’area doc Lison Pramaggiore. Ma Global non ci sta: mi tenta con decine di possibilità: dal chianti all’amarone, dai freschelli vari ai bianchi del Sud… financo degli emiliani (molto amati dai tedeschi turisti)… No niente vini bianchi della doc locale. Global lo sa, se ne impippa del territorio: mi offre anche pomodori olandesi (ma qui dietro c’ una campagna immensa, dove vengono certi pomodori!). I vini della doc Lison Pramaggiore, ipotizzo, li troverò a Bologna, magari a Varese… Chissà? Misteri di Global, il Temibile.
Il vino poi lo compro da un contadino locale che tiene banco della frutta e della verdura per strada. Un baluardo contro Global? Più o meno: vende anche ananas… Il vino è però suo, me lo decanta: “ha vinto premi… è stato selezionato”. Lo compro: chardonnay e sauvignon. L’azienda agricola si chiama Eredi di Scala Ernesto, di San Gaetano di Caorle: entroterra agricolo. Il Sauvignon del 2007 è poco profumato: ha un bouquet semplice in cui dominano i profumi erbacei, vegetali. Il fiore o il frutto non li sento: ma ho anche i bicchieri sbagliati. In bocca è magro, molto fresco, tanto fresco. Sembra di avere in bocca una spremuta di agrumi, limone direi. Un po’ sbilanciato. Discreto sette, forse meno. Mentre assaggio però penso a Global e al grido di guerra di Veronelli: “il peggior vino contadino è meglio del miglior vino industriale”… Sì, forse, magari…
Normalmente in questi vini da marciapiede domina il sentore di CO2 dei gas di scarico delle auto, unitamente alle sofferenze meteorologiche cui è soggetta la povera bottiglia, esposta a tutte le intemperie. Insomma, se sopravvive, la comprerete: se sopravviverete, ne parlerete. Penso che sia un’esperienza da fare. Fatela voi. Io no.