È stata una sorpresa trovare la presenza dei ristoranti del Buon Ricordo, di cui non sentivo parlare da anni e i cui piatti invece erano una presenza fissa prima nelle case degli italiani gourmet, poi oggetto da collezionisti nei mercatini del modernariato. Se mangiavi un certo piatto in un certo ristorante, te lo omaggiavano. Mio zio Gastone, gran gourmet, ne aveva le pareti piene. Io ne ho comprati qua e là alcuni. A me piacciono e mi piace anche l’idea.
Era un’associazione importante, con tantissimi soci, l’anticamera per mete ancora più elevate. Oggi l’associazione invece conta non moltissimi aderenti. Sfogliando il libretto i soci li puoi contare, mi sembrano pochi. Poco più di un centinaio, ma ci sono anche degli esponenti all’estero. Nel Piemonte, regione dove vivo, ce ne sono tre soltanto: uno a Cuneo, poi Pila in Valsesia, e uno a Torino. Ecco l’associazione sembra godere di buona salute, rispetto al silenzio che da anni l’accompagna. ma non è più come una volta.
Forse la formula dei piatti artistici in regalo non piace più alle nuove generazioni.