Il primo appuntamento (di lavoro e di ristorazione)
“Sai, al primo appuntamento di lavoro ci vai con le idee chiare”. Mentre mi diceva queste parole, girava lo sguardo come per vedere che non ci sentisse nessuno. “Sai cosa intendo?” continuò “Intendo dire che ogni particolare deve portare con sé un messaggio chiaro”. Dunque, gli risposi: “pulizia, barba fatta, eleganza non eccessiva”. “Sì, ma io andrei oltre”, aggiunse. “In che senso?”. “Anche le parole valgono e i gesti pure… ti ricordi l’inaugurazione di quel ristorante giorni fa? Sì, bene”.
“Hai notato che era pulito e sobriamente elegante, ma di un’eleganza moderna che cozzava un po’ con un nome dialettale. Un nome che sembrava indicare un ristorante tradizionale e non un moderno american bar, food & design come invece sembra essere? Ecco, pensa se ti presentassi tu, così pigro, ad un colloquio di lavoro con delle scarpe da ginnastica eleganti ai piedi. Penserebbero che sei così, casual nel vestire e nell’agire: agile, veloce, flessibile, adattabile… magari non meticoloso ma spendibile in diversi ruoli. E poi –zac- dopo qualche giorno capiscono di essersi sbagliati e ti lasciano a casa”. Bisogna essere sinceri: dire quello che si è. La delusione, dopo, potrebbe essere fatale. “Sì, così come per il ristorante: chi vuole la cucina tradizionale lo evita perché non in stile, chi ama i locali moderni deve imparare la strada, perché non ha un indirizzo chiaro”.
Poi continuò la sua curiosa requisitoria. “Ti ricordi che non ci hanno dato il menu, così ancora adesso non sappiamo che tipo di cucina facciano. Ecco, se vai ad un colloquio chiarisciti le idee, prima: se sai lavorare in gruppo, se sai bene i vari linguaggi, se sei disponibile a trasferimenti… e poi ripassati il tuo curricolo. E’ il tuo biglietto da visita. Non fare poi figure come quelle fatte dalle due giovani, carine ma improbabili cameriere dell’inaugurazione: che vino è? “Non so, adesso vedo… un prosecchino (che vino è?)… e così via”. Era poi uno spumante, sia detto per inciso”. Si girò verso di me e mi piantò gli occhi addosso: “non fare queste figure -disse- sappi sempre cosa rispondere. Sappi sempre chi vuoi essere, almeno nel lavoro come nella ristorazione”.
Capito. Compreso.Forse.