Il Lago Puzza

La battuta mi è tornata in mente durante una tavola rotonda che moderavo a Verbania il 31 maggio scorso: Persico 2.0. Una mia collega meridionale mi aveva detto (si parlava di bagni) che “il Lago puzza” e che lei non ci sarebbe mai entrata per fare il bagno. Ma dai! Nulla da fare: né dati né affermazioni. Lei rimase ferma sulle sue posizioni. Mare 1 e Lago 0… palla al centro! Ecco, ero lì che moderavo e si parlava di pesci di lago, di pesci di acqua dolce, di consumo consapevole a chilometro intelligente… e uno dei relatori, Massimiliano Borgia (giornalista e curatore del Progetto Pesci dei Nostri Laghi della Provincia del Verbano Cusio Ossola) invitava a riflettere sul fatto che, con ogni probabilità, il consumo del pesce in futuro crescerà, grazie anche all’immagine di alimento “salutista” che ne viene data dai nutrizionisti e dai media. Sarà quindi necessario affiancare l’allevamento alla pesca tradizionale. Specificando che negli ultimi anni le tecniche di allevamento di specie marine e d’acque dolci si sono evolute moltissimo in termini di sostenibilità. Il giornalista ha poi portato al tavolo un nuovo elemento di riflessione: ovvero che il consumo ridotto del pesce di lago risieda anche nell’idea che il lago sia un ambiente poco pulito e che contenga molte sostanze inquinanti. Che “puzzi”, insomma. Questo, ovviamente, contrasta con quanto enunciato in un intervento precedente di Pietro Volta (ittiologo del CNR) che rifletteva sul fatto che uno dei principali parametri condizionanti il numero di pesci presenti in un bacino lacustre è la qualità della sua acqua: paradossalmente, più l’acqua è pulita e meno pesci ci sono. Le punte di pescato si sono infatti raggiunte negli anni ‘80, quando il lago Maggiore era decisamente in una fase di eutrofizzazione. Non si sarebbe potuto, comunque, proseguire con quel carico eccessivo di nutrienti disciolti nelle acque. Quale potrebbe essere un buon punto di equilibrio? Nonostante queste problematiche è comunque presente una biomassa che consentirebbe un discreto incremento del prelievo di pesce dal lago. Nell’immaginario collettivo, poi, aggiungeva Massimiliano Borgia il rinato Lago d’Orta risulta essere ancora un lago morto. C’è forse qualcosa che non funziona nella comunicazione? Il compito dei giornalisti sarebbe importantissimo, ma gli stessi troppo spesso hanno ancora una conoscenza dell’argomento ridotta o superficiale. Ribadiva poi l’importanza di progetti di gastronomia e turismo gastronomico intorno al pesce di lago, sostenuti da fondi interregionali e internazionali (Italia – Svizzera per esempio). Concludeva il suo intervento lamentando la scarsa conoscenza e il poco interesse nei confronti dei laghi e delle loro problematiche da parte degli enti governativi nazionali. E della mia collega, aggiungerei.

La battuta mi è tornata in mente durante una tavola rotonda che moderavoa Verbania: Persico 2.0. Una mia collega meridionale mi aveva detto (si parlava di bagni) che “il Lago puzza” e che lei non ci sarebbe mai entrata per fare il bagno. Ma dai! Nulla da fare: né dati né affermazioni. Lei rimase ferma sulle sue posizioni. Mare 1 e Lago 0... palla al centro!
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