“Quante volte vai al ristorante?” mi chiede il mio meccanico. “Troppe” gli rispondo.”Meno dello scorso anno comunque”, aggiungo e spiego: “da quando ho smesso di collaborare con una guida ho ridotto le serate. Rimane il fatto che per lavoro, amicizia ed altri impegni un paio di volte la settimana ci vado. Io ridurrei ad una ma è impossibile e spesso le serate o i pranzi diventano tre o quattro”. Sorrido e mi ricordo di quando stavo con Isabella e suo padre Gianni, inappetente, ci portava a cena o a pranzo (la domenica o alle feste) nel tentativo (suo) di trovare degli stimoli. Mentre lui tentennava noi si trangugiava e si beveva. In quegli anni avrò messo su dieci chili o forse più. Pagava sempre lui: un grande! Che tempi!
Di lui ricordo alcune cose belle: tipo scegliere sempre un ristorante di qualità per mangiare (né troppo né troppo poco), mangiare sempre con del vino e non essere chiuso e conservatore (almeno nel cibo: lui lo era in altro). Ricordo anche delle cose brutte, poche: in primis la sua mania di bere vini bianchi a temperatura ambiente che io trovavo insopportabile e poi il suo continuo fumare che lo faceva scegliere quando possibile i ristoranti con dehors sennò l’alzarsi spesso per uscire un attimo. A volte cercava di corrompere il proprietario per fumare dentro… a volte ci riusciva… Ah ah ah Gianni che tipo!