L’altra sera a cena mi hanno offerto due vini: un Barbaresco docg 2020 Borgoreale e un Barolo docg 2016 Conte di Zanone. Due vini famosi che mi sono stati offerti perché amante del vino. Grazie mille, sempre bello essere al centro dell’attenzione. Mi guardavano un po’ tutti, magari di sottecchi, in attesa del mio giudizio. Me la sono cavata egregiamente, dicendo che il primo era ancora giovane e che la sua asprezza acida-amara si sarebbe persa con gli anni; mentre per il secondo, dicendo che si è trattato di un’annata stupida che ha prodotto vini che al naso suonano maturi (profumi radi e terziari) mentre in bocca sono ancora tannici e aspri. Due vini poco gradevoli, insomma. Mentre bevevo e il padron di casa tirava un sospiro di sollievo e i commensali ammiccavano, pensavo che un amarone avrebbe prodotto esiti diversi: un vino potente, sì, ma morbido al palato, non aspro né amaro. Piacevole al primo sorso e senza ragionare su tradizione, tipicità, caratteristiche peculiari… piacevoli in testa dunque.


Sì, lo so: ci sono barbareschi e baroli più morbidi e più facilmente piacevoli. Lo so, ma certe tannicità, astringenze, acidità, amarognolità… sono assai comuni nei vini a base nebbiolo; e il sospetto è che certi vini siano apprezzati più con la testa che con i sensi. Più una fama consolidata che un consumo facile. Sbaglio?