Nel mio natio borgo selvaggio, ci sono un ristorante stile giapponese (in realtà un ibrido gestito da cinesi), una friggitoria cinese e due kebab (gestiti da marocchini e da egiziani) che fanno anche pizza. Nessuno pensa mai che in questi locali si mangi veramente giapponese, veramente cinese o veramente marocchino od egiziano… si tratta di una cucina nuova che si ispira, si adatta, si propone. Che poi abbia la faccia di un cinese, di un egiziano o di un marocchino poco importa. E’ sempre stato così: venti anni fa nei circoli di paese imperava una cucina simil meridionale, visto che erano loro ad avere sostituito i vecchi gestori piemontesi. Nessuno si lamentava ed anche il peperoncino, la pizza, la pasta con il sugo, le cime di rapa, l’olio di oliva… sono entrati nella dieta locale. Se uno del Sud (ed oggi un giapponese) avesse lamentato la “falsità” di detta cucina, noi ci saremmo messi a ridere. Cosa importa? A noi piace, avremmo risposto.
Oggi, invece, c’è chi cerca di costruire fortune politiche su queste sciocchezze. Ultimo, un inedito Pecoraro Scanio che mi fa pervenire una mail in cui mi dice “Riccardo – l’anno scorso la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha candidato «La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale» a Patrimonio UNESCO. -bene penso io– Una sfida storica per la cucina del nostro Paese: essere riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Se l’obiettivo fosse raggiunto, costituirebbe un importante punto di arrivo per la diffusione e la tutela della nostra tradizione culinaria, che fa indissolubilmente parte della storia e della cultura del nostro paese: città per città e regione per regione.- ma in che senso comincio a pensare – C’è bisogno che anche i cittadini italiani dimostrino il loro sostegno a questo progetto: facciamolo adesso con una firma! Difendiamo il Made in Italy contro agropirateria, fake food e Italian sounding. Sei con noi?. Ecco qui l’inghippo: far credere che la Cucina sia data una volta per tutte, che la conservazione sia un valore. Un falso clamoroso: la cucina è trasformazione, contaminazione… non è un vecchio museo (non quelli moderni che sono interattivi). E poi, ipotizzo: se ad un australiano piacesse la pizza con la vegetallumina è un criminale od uno sperimentatore? Che facciamo, gli neghiamo il permesso di chiamarla pizza? Ok, ho capito: ci sono tanti cibi falsi che si presentano come italiani. Ok, però: ma sarà vero il sushi che mangio in loco? O il kabab che ingurgito? Non so, ma a me sembra una sciocchezza. Pecoraro dedicati a cose più importanti: le emigrazioni, il clima per rimanere su due temi a breve.