Buzza

La “buzza” viene portata nel Lago dai torrenti in piena: arbusti, rami, foglie, tronchi morti, tronchi divelti, radici… quando eravamo poveri, la si contendeva: era legna da ardere, foglie per il letame, fascine per legare… Oggi c’è anche la plastica e il tutto è diventato rifiuto speciale: la raccolgono (vietato farlo per i privati) con calma, si deposita sulle spiagge, si fa inghiottire dalle acque del Lago. La “buzza” del mondo esterno mi ha portato in casa qualcosa di simile: resti di vite passate, di natura una volta rigogliosa… mi ha portato una dozzina di mezze bottiglie di dolcetto d’Alba doc targato Dessilani Luigi e Figli, 12,5°, annata 2006. Da quando è scoppiata la tempesta giudiziaria, della Dessilani non si trova più nulla. Tutto scomparso, almeno in zona. In un ristorante di Torino, per esempio, mi hanno servito il ghemme docg del 2000 targato Dessilani: loro non sapevano ancora niente e io non gli ho detto nulla. Ma noi che lo sappiamo, aspettiamo gli eventi. E ci facciamo prendere dalla curiosità: cerchiamo la “buzza”. Niente mitico amarone danese (chi va in Danimarca?), solo alcune bottiglie classiche. Un Caramino ed un Lochera che m’attendono in un locale di Stresa. E queste mezze che m’ha procurato l’Innominabile. Bottigliette di un vino rosso con classica etichetta verde. Profumi di marmellata sotto alcol (esiste?), di marmellata fermentata, frutta rossa, forse amarene, legno, molto alcol… In bocca è asciutto, corposo, equilibrato con una nota amarognola sul finale. In bocca anche sensazioni marmellatose. Forse un po’ sbilanciato ma piacevole nel complesso. Discreto. Ma è come cercare fra la “buzza” tracce di altre vite: scatole vuote, bottiglie abbandonate, legni ritorti e levigati… Che malinconia…

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