Balsamico Erbaluce (una riflessione)

Nel francobollo di mondo che frequento di più si agitano “tempeste” che in una prospettiva mondiale (ma anche europea) sono davvero beghe di condominio. Gli amici vignaioli di Novara non possono chiamare o richiamare il nome del vitigno “erbaluce” sulle loro bottiglie, perché di “proprietà” della docg Caluso. Una situazione paradossale perché “erbaluce” indica un vitigno e non un territorio e dunque per la normativa UE non potrebbe essere tutelata, ma per ora valgono le testimonianze storiche e la autoctonicità del vitigno. Un po’ come è andata bene al prosecco per anni. Poi quando altri, magari in Spagna o in California o in Cina, si accorgeranno della bontà del vitigno per fare spumanti o vini bianchi (ma anche i passiti non sono male!) si dovrà difendere questo piccolo monopolio e si vedrà… 

Una breve riflessione sui termini "erbaluce" e "balsamico" che per qualcuno sono un ingiusto monopolio per latri un patrimonio storico ed economico
Walter Morselli Ritratto

La storia dell’erbaluce mi veniva in mente pensando alla “guerra” prossima ventura con i Croati (immagino con un gruppo di aziende croate) che vogliono o già fanno dell’aceto balsamico. Giustamente i produttori dell’aceto balsamico di Modena igp non ci stanno. Gli interessi economici sono notevoli e questo è normale. Ma se sulla parola Modena non c’è storia, la parola “balsamico” invece è dubbia. Indica una caratteristica oppure fa parte storicamente del nome proprio. Le prove storiche di questo mezzo prodotto a cavallo fra l’aceto e l’aceto tradizionale (quello di anni, di batteria di botti e di legni…) ci sono, ma interpretabili. E soprattutto oggi è un prodotto industriale che lavora aceti che provengono da altrove, usa il caramello per correggere, botti grandi e dopo 60 giorni di stazionamento a Modena dà a questi aceti mescolati con mosto d’uva (anch’esso da ovunque) “il passaporto” igp. Un po’ debole come posizione. I Croati ci proveranno. Vedremo chi la spunterà. Intanto la riflessione è aperta.

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