Abruzzo da bere: tre

Continuo nel mio personale impegno di bere, almeno, una bottiglia di vino abruzzese alla settimana (per aiutare la loro economia e solleticare il mio palato) ed ecco che incappo nello Chardonnay Terre di Chieti igt Caldora del 2007, 13°. L’ho comprato, insieme ad altri, dall’Innominabile. Lo apro freddo, sui cinque gradi, ma lo bevo dopo quaranta minuti. Sarà stato sui dieci, suppongo. Non mi appare troppo ricco di profumi: con attenzione del naso vi sento del floreale, verde –tipo germogli-, acerbo e una lontana eco dolce (fiori o frutti, non so). Non sgradevole, ma neppure affascinante. In bocca, poi, è subito morbido, poi fresco e poi amarognolo –leggero- sul finale. Non perfettamente equilibrato. L’ossidazione ha lavorato. Era certo meglio mesi fa. Mentre mi trastullo col bicchiere, leggo in piccolo che questo vino ha avuto “ridotti al minimo gli interventi tecnici”. Inoltre, nelle schede dei vini scaricabili dal sito si trova questa, netta, affermazione: “La Caldora Vini Srl dichiara, nel rispetto delle procedure enologiche, di non usare materie prime, coadiuvanti tecnologici ed additivi che prevedono la Presenza di OGM, in quanto non previste nelle tecniche comuni di trasformazione vini”. Dunque, il dibattito sui limiti della naturalità dei vini sta avendo effetti un po’ ovunque. Anche negli chardonnay abruzzesi…

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