Noi il cibo, gli inglesi il mondo…

Ho recuperato alcuni modi di dire italiani che usano il cibo come oggetto-soggetto di un discorso metaforico, allusivo, e li ho comparati agli analoghi “idioms” inglesi (con l’aiuto di libri e di colleghi docenti, ovvio). Il risultato è simpatico e forse significativo: dove noi usiamo il cibo, gli inglesi usano altro. A noi la tavola e la paura, ancestrale, della fame. A loro, chissà poi perché, tanto altro.
Cominciamo a caso. Noi diciamo “Buono come il pane”. E in effetti il pane bianco è buono e lo era anche di più quando era raro, prezioso. E gli inglesi? Dicono “To have a heart of gold”. Oro, non pane.
Noi diciamo “Acqua in bocca” e loro “Mum’s the words”. Più esplicito e per nulla commestibile.
Noi diciamo “Essere alla frutta” e loro “To be at one’s wits’end”. Niente frutta, né cena o pasto: solo confusione.
Noi diciamo “Se non è zuppa è pan bagnato” (quanta saggezza antica in questo detto) e loro “It’s six of one and half a dozen of the other”. Capito? Una spiegazione più razionale e meno allusiva.
Ed infine, noi diciamo “Salvare capra e cavoli” (per mangiarseli poi, suppongo) e loro “To run with the hares and hunt with the hound”. Nulla, non si mangiano nulla ‘sti inglesi!
Lo so, lo so: ci saranno tanti altri “idioms” inglesi che usano il cibo. Ma è comunque curioso che a questi modi di dire italiani non ne corrispondano analoghi inglesi. Pura speculazione, ovvio… ma mi ha incuriosito!

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