Paolo il veloce mi ha portato ancora a cena. Una location inconsueta: un bar con spiaggia sul Lago d’Orta che d’inverno si trasforma anche in uno (scomodo) ristorante. Mentre andavamo con la sua auto zeppa di carte, fogli ed esperimenti vari, abbiamo deciso, nell’ordine: di realizzare un cimento di nuoto a marzo, di presentare alla Regione la domanda di contributo per salvare un albero storico, deciso un altro paio di serate di cui una per presentare il cavatappi del Pigi (che era malato)… Paolo il veloce stupisce: tutto fa, molto sa, efficiente… Con noi Fulvio e l’ex sindaco del borgo lacustre; e poi anche il figlio del Fulvio (un simpatico adolescente dalla risposta tagliente) ed altri amici che ho trovato colà. Avrei dovuto parlare dei vini della serata, ma poi non se n’è fatto nulla. Mi sono limitato ad assaggiarli e a commentarli con il responsabile marketing dell’azienda Costa di Bussia (costadibussia.com). Abbiamo assaggiato un Alta Langa Spumante Metodo Classico San Silvestro, del 2003 ma sboccato nel 2008, pinot nero (80%) e chardonnay (20%). Un vino ricco di profumi evoluti, dai sentori di frutta esotica matura, come la banana, il mango… con poco perlage… molto buono, forse un po’ difficile per un pubblico tradizionalista. Di quelli che preferiscono i sentori freschi, fragranti. Poi ci hanno versato un Roero Arneis San Silvestro docg Parvo del 2006, 13°. Colore ricco, giallo; profumi pieni di frutta a polpa bianca, con note agrumate e un che di vegetale che ricordava il sauvignon; in bocca era pieno, fresco, con lievissima nota amara sul finale. Buono anch’esso. Lo Chardonnay Langhe doc del 2006, Costa di Bussia, aveva un profumo che mi ricordava la frutta tostata e poi fiori e poi un frutto dai profumi freschi come la mela e un forse di minerale; in bocca era fresco, asciutto, minerale. Buono. Di maggior freschezza rispetto al Roero Arneis. Ci tenevano tanto al loro barbera da vigne vecchie, al Barbera d’Alba doc Campo del Gallo, che lo hanno fatto caraffare. Era del 2006 ed aveva 14,5° di alcol. A me non è piaciuto. Aveva al naso un che di selvatico, si sentiva il legno e poi l’amarena sotto spirito, un certa freschezza da macerazione agra. Note di china; in bocca era asprigno, amaro, corposo, aspro… Meglio lasciarlo lì per un paio d’anni ancora. Che s’affini. Decisamente meglio il Barolo docg Patres del 2004, 14,5°. Un vino dal bouquet ricco ma più delicato: un che di fiori, un che di spezie, un po’ di frutta rossa. In bocca asciutto,piacevole di frutta rossa, leggerissimamente amaro. L’alcol c’è, ma non si fa notare. Buono. Nulla da dire, infine, sul Barolo Chinato. Qualcosa, invece, sul ristorante improvvisato: le sedie di metallo, dure, da bar, non vanno bene per una cena degustazione: non c’è vino che possa far stare comodo su quelle sedute… Paolo il veloce, mi ha poi lasciato sotto casa ed è sparito nella notte con mille domande: “dorme mai”, “non gli s’incrocchia mai il cervello”, “perché lui ha preferito la barbera?”. Misteri…
Paolo il veloce…
Visite: 1472