Vino al Grinzane

Mirco mi ha invitato ad una serata al Grinzane Cinema di Stresa: prima una proiezione e poi una degustazione. Non male come programma. Ci vediamo alle 18 e 30 in una affollata e calda saletta. Il film ("L’ultima vacanza" di Waine Wang) è una divertente commedia, piena di luoghi comuni sui sentimenti, sui valori della vita… ma proprio per questo piacevole. Un po’ retrò sulla cucina e con qualche inesattezza (il vino come elemento importante per la cucina, quasi un aroma; il burro tanto e dovunque…). Comunque bello. Devo aver anche fatto qualche lacrimuccia. La serata è poi proseguita in una saletta da degustazione dove ci hanno fatto assaggiare, dei veri e propri "finger food", piccole realizzazioni di tre cuochi facenti parte del team "Stelle del Piemonte": Marta Grassi del Tantris di Novara, Stefano Gallo (con bandana a mo’ di pirata) del La Barrique di Torino, Piercarlo Bussetti della Locanda Mongreno di Torino. Ecco i "piatti" ispirati al film: Milano – Torino 2008: si parte. Gelatina di martini e granita di campari con gamberi e olive verdi (ottima); La vita eterna. Sogliola al burro bianco con limone e capperi e riso venere (ottima più); Onorevole rapa. Crema di fagioli e fagato grasso con mini rape dorate al burro di nocciole (ottimo più più); Uno tira l’altro. Cosciotto di quaglia caramellato agli agruni e finocchio (buono, solo buono). Senza paura. Petto di fagiano ripieno di tonno con gelatina di peperoni dolci. (buono ma il fagiano spariva). Per finire un dolce: La seconda possibilità. Vaniglia e frutti rossi, che sapeva di medicinale. Inquietante. E il vino? Non male: una Barbera d’Asti 2006 "Mon ross" dell’Az. Agr. Forteto della Luja: dai profumi di amarena, ciliegia, frutta rossa, leggermente vinoso e speziato. In bocca asciutto, allappante. Equilibrato. Non male. Più scontato, invece, il Monferrato Rosso 2005 "Grive", stessa azienda. Un vino a base di pinot nero che sapeva subito di legno, poi un poco di prugna, di spezie. In bocca è allappante, amaro. Forse un po’ meno acido del primo. Ma reso assai comune dalla barrique. Per finire il famosissimo Forteto della Luja 2004, un vino dolce, da uve passite. Un vino "da meditazione… dolce e non dolce", come l’ha definito la produttrice, presente in sala. Buono, ma non da capottarsi come afferma qualcuno. Nel buio della sera ho salutato volentieri Mirco e ho fatto i complimenti, nella mia mente. agli organizzatopri del Grinzane.

Giorni dopo, ho trovato due righe aull’Azienda e sull’ultimo vino, il Forteto della Luja. Vediamo gli appunti che ho preso: "si tratta della doc più piccola d’Italia, il Loazzolo; dal 1992 questo vino ha ripreso un’antica tradizione locale, quasi scomparsa, rinnovandola ed ammodernandola: l’uva moscato bianco viene fatta surmaturare ed appassire in pianta. Fermenta poi in barrique da 15 a 22 mesi. Il suo papà si chiama Giancarlo Scaglione (la figlia era al Grinzane, ma non ricordo come si chiamasse). Dell’annata 2004 del Forteto della Luja Piana Rischi il mio maestro, Luca Maroni, dice: "stabilmente frai migliori vini dolci di Italia. Chapeau". Davvero non male.

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One thought on “Vino al Grinzane

  1. Rileggo ora questo post e mi chiedo se mai in Italia si possa organizzare qualcosa, bene, senza problemi con la giustizia. Credo di sì. Mi auguro, dunque, che il Grinzane riparta. Io, intanto, riassaggerò il Forteto della Luja, annata 2006, giovedì sera prossimo, 30 aprile,dagli amici deLa Pesa di Verbania… au revoir

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