Una legge sugli alberi abbandonati

Ci vorrebbe una legge sugli alberi abbandonati, lasciati a sé… quegli alberi da frutto marginalizzati dalla modernità: vecchi meli sovraccarichi di piccole mele sgraziate, da far maturare in cantina; vecchi cachi che maturano in autunno, con tanti frutti da mangiare per giorni e da condividere, da regalare; fichi contorti che nessun potatore addomestica un poco…

Il loro abbandono ferisce il cuore, non tanto per il valore economico; quanto per l’aspetto diseducativo: il cibo abbandonato, che si butta via; il cibo che non ha valore (ma allora perché molti ne hanno poco?), lo spreco…

Ma che legge ci vorrebbe? Ipotesi uno: una legge comunista, sovranista, comunitaria… gli alberi abbandonati dovrebbero essere requisiti e i loro frutti destinati a chi ne fa richiesta; ipotesi due: una legge socialisteggiante: gli alberi abbandonati devono essere segnalati e resi disponibili al pubblico; una non legge comunitaria: i proprietari degli alberi potrebbero condividere con vicini, amici ed appassionati i frutti utilizzando la rete; i comuni dovrebbero favorire la nascita di gruppi di volontariato tesi al mantenimento di questi alberi (potature, trattamenti, raccolta…), alla diffusione di saperi scomparsi: come si conservano, le confetture, le marmellate, l’uso del freddo…

IO, intanto, mi debbo trattenere quando vedo un albero abbandonato in un vecchio cortile. Vorrei entrare e raccogliere. Mi astengo a stento. Sarebbe bello se il proprietario usasse la rete per dire: “se venite dalle alle e vi portate una cassetta, prendete ciò che vi serve, che volete…”. Anche l’albero, ne sono convinto, sarebbe felice.

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