Un vino furbo

Un vino furbo

Lo champagne, gli spumanti metodo classico… sono dei vini furbi! Sono infatti vini fatti con uve acerbe, con aggiunta di zucchero (non per niente sono nati dopo la scoperta e l’inizio della produzione di zucchero da barbabietola) e mescolando vini diversi e di diverse annate. Un vino così dovrebbe costare poco. Ed infatti costerebbe poco se non avesse bisogno di alcuni artifici tecnici: vetro spesso, tappo corposo, gabbietta, cantine spaziose e a temperatura controllata (oggi frigoriferi a capannone, ieri grotte e profonde costruzioni) e manipolazione attenta e pericolosa. Per il resto, è un vino furbo. Costa poco. E in più piace. Piace sì perché le bollicine sono piacevoli e poi è fresco e poi è profumato e poi è gustoso ma non troppo e poi si beve freddo e poi fa festa e fa estate e fa bei momenti. Ed è per questo che costa molto? No, non solo. La domanda è alta ma anche l’offerta. Perché dunque costa molto? Costa molto perché è carico di valore immateriale. Come tanti altri prodotti: dai vestiti alle auto, dalla ristorazione alle scarpe… La ditte dello champagne spendono molto in promozione, in pubblicità (belle), in iniziative benefiche, in collaborazioni con artisti e stilisti di fama. Basta sfogliare una rivista molto attenta allo champagne per accorgersi quanto si spenda (in Italia e solo per lo champagne). La rivista è “Food & Beverage” e le pagine che dedica a questi vini sono tante: dalle belle pagine di pubblicità alle notizie di collaborazioni fra grandi cuochi e maison, tipo Ruinart e Luigi Taglienti o il divertente (per gli abiti in stile) network di chef al femminile Atelier des Grandes Dames sponsorizzato da Veuve Clicquot o tante altre cose ancora… chi beve champagne, o altro famoso spumante metodo classico, si beve dunque poca materia e molta immaterialità. Ma gli va bene così. Almeno credo. Prosit!

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